1aTAPPA
CERCEMAGGIORE
- CERCEPICCOLA - S. GIULIANO DEL SANNIO-ALTILIA-
GUARDIAREGIA
LUNGHEZZA
Km. 35
TEMPO
PERCORRENZA ore 10
QUOTA
PARTENZA slm 957
QUOTA
ARRIVO slm 730
QUOTA
MAX slm 1000
Si
parte dalla piazza di Cercemaggiore, quota m. 957 slm, un
centro di origine antica la cui popolazione raggiunge quasi
i 5.000 abitanti e nel cui territorio le testimonianze del
passato sono presenti con i resti di una cinta sannitica
su Monte Saraceno, a quota 1085 slm a pochissima distanza
dall’abitato,
e con la chiesa di S. Maria a Monte che dal colle, a quota
1.000, protegge l’abitato.
Con
lo sguardo di fronte al Matese ed a Sepino, la pianura sottostante
che separa le prime propagini del Matese verso la zona sannitica
di Terravecchia, ci prepariamo a incominciare il tragitto.
Dopo
la visita al centro storico, la camminataprosegue verso il
Santuario di S. Maria della Libera, eun sentierino scosceso,
con il fondo a tratti “zeppato” o “inseliciato” ciporta
a quota 730.
Il
solito Lucarelli, indisciplinato come sempre, riesce ad alleggerire
unapianta di prugne che protendeva i rami verso terra per
ilcarico dei suoi frutti; poco distante fa bella mostra di
sé inoltre uno maestoso esemplare
di ornello.
S.Maria
della Libera è preceduta da un bel prato alberato,
dove sono in attesa i cavalieri ed in cui i cavalli si esibiscono
in passi di danza. Le origini delconvento datanoprima del XV° secolo,
quando un contadino rinvenne sotto terra una statuetta lignea
della madonna, ora conservata all’interno della chiesa,e
da dove scaturì una sorgente. All’interno del
complesso del Santuario si fanno apprezzare il refettorio maggiore,
unlocale unico con arredo che rievoca tipici ambienti di vita
monastica, incuirisaltal’affresco dell’ultima cena
opera del maestro Nicolaus de Fenico datato 1666, e in quello
minore la cena di S Domenico.
La
calma degli ambientiin cui si consumavano ifrugali pranzinon è pari
a quella della fila che è all’esterno; siamo giàverso
le otre 12, per il primo “rinfresco” della giornata.
Nei
pressi della fontana monumentale in pietra imbocchiamo la strada
comunale La Torre, prima, e, poi, quella della Cortine chesi
sviluppano a mezza costa seguendo il Colle Cortineperdirigersi
verso Cecepiccola. Oltrepassata la masseria Parente; il tracciato è tutto
sufondo in asfalto perché ormai la viabilità interpoderale
in zona è stata trasformata tanto daessere un valido
sostituito al collegamento provinciale che passa più in
alto.
Cercepiccola,
comericordavamo conGiovanni qualche giorno primain cui abbiamo
scoperto di esserestati compagni di scuola, anche se in classi
diverse, è stato il
paese di una nostra professoressa di filosofia al liceo scientifico
di Isernia: la Signora Lombardi che ricordiamo per il suo
carattere materno.
A
Cercepiccola - posto su una collina a quota 677 slm, abitanti
oltre 800, ed il cui nome sembra che derivi in epoca medioevale
da quercus minor, ci arriviamo tramite un sentiero erto, appena
pulito, con fondo parzialmente a gradoni e lastricato, - da
classificare come un reperto visto che testimonianze simili
vanno sempre più scomparendo - che ci conduce con un
certo affanno alla piazza del paese con la monumentale fontana
all’ingresso;vi si affacciano il palazzo ducalea pianta
quadrangolare, di origine medioevalee la chiesa di S. Salvatore
che ha perso le sue caratteristiche, già restaurata
nel XVII secolo contiene una statua dello scultore Paolantonio
Trivisonno.
In
piazza l’accoglienza è festosa con unaparte
dei personaggi della rappresentazione dei dodici mesi, una
manifestazione con 32 personaggi tutti su cavalcature; in questa
occasione è presente il mese di luglio; segue la visita
al centro storico in cui, come illustra il sindaco, si è avuto
cura di interventi non distruttivi ma delicati.
Sindaco,
perché non adoperarsi ugualmente per evitare
di demolire quella parte del centro storico più antico,
senz’altro staticamente più instabile, ma che
ha conservato intatti i suoi caratteri e l’impianto urbanistico?
Grazie.
Ripartiamo
per San Giuliano del Sannio, con oltre1200 abitanti a quota
630 slm, a soli 3Km, e percorrendo la provinciale ma comunque
sempre al fresco della bosco Defenza, il gruppo si fraziona,
non avendo i primiincontrato, una staffetta che conduce il
resto alla visita dell’allevamento, in una tenuta
privata, dei cavalli arabi. L’incontro è comunque
nella piazza del paese affollato,in cuispicca un’altrabella
fontana monumentale in pietra, e dove ci aspetta, dopo il breve
saluto di accoglienza del sindaco, larappresentazione dei “fucilieri” e
l’esibizione di un gruppo folcloristico locale. Ci piace
ripetere che l’accoglienza non consiste nel solo rinfresco
atteso ma come in ogni altro paese viene curatoanche l’aspetto
culturale con le visite al centro abitato ed ai monumenti cittadini.
Ed
una testimonianza ben conservata è il
lavatoio al lato della piazza, una caratteristica del paese;
qualche giorno prima, per verificare il tracciato, mi era
capitato di fermarmi in un altro lavatoio, che veniva usato
con allegria dalle ragazze: e chi sa quanti incontri galanti
sono accaduti o quanti ricordirievocano le chiacchierementre
si strizzano i panni.
Ci
si incammina perAltilia.
La
strada rettilinea che taglia la pianura è visibilissima;
la si imbocca nei pressi della stazione ferroviaria, si attraversa
il passaggio a livello e con un lungotratto pianeggiante, sarà in
effetti questo l’unico pezzo di tracciato con tali caratteristiche,
si taglia la vallata che ci separa dal Matese.........(continua)
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ALTILIA
La comitiva, dopo avere ammirato il monumento funebre di Ennio
Marso, entra in Altilia, città di epoca romana, da porta
Benevento. Percorrendo il decumano, con visibili solchi lasciati
nel duro basolato dalle ruote dei carri di quell’epoca,
grande è lo stupore di chi per la prima volta scopre
di trovarsi nel mezzo di un’area urbana ben conservatae
leggibile.
Infatti l’antica Saepinum si presenta ed appare subito,
inaspettatamente, per i più come una cittadina racchiusa
fra le mura romane ben conservate, cui è ben visibile
anche lasuccessiva stratificazione di epoca medioevale. Il
nome di Altilia risale a questo periodo e, sugli edifici, costruiti
con materiale in buona quantità di spoglio, è possibile
leggere il passare dei secoli, la storia e le vicendedel posto.
Sulla parte destra esterna della porta verso Boiano, delimitata
da due torri circolari, inciso su una lastra, c’è un
importante e significativo testo, con il quale i prefetti del
pretorio, Basso Rufo e Macrinio Vindice, tentano di regolamentare
il transito delle greggi. I prefetti ordinano che gli addetti
al controllo delle stesse, magistrati e guardie del luogo,
di non compiere atti di abuso ed angheriesui transumanti.
Appena oltrepassata la superstrada, è bello camminare
sul basolato del decumano e poter muoversi in unacittà di
dodici ettari, con le muralunghe oltre 1200 metri, ammirare
una delle tante abitazioni di tipo pompeiano, fornite di atri
con impluvio, che ospitarono una popolazione, secondo stime
attendibili, di cinquemila abitanti.
La città, posta in pianura e sul tratturo Pescasseroli
- Candela era centro importante dipassaggio per la transumanza,
con un numero di oltre 60.000 pecore oltre i muli ed altri
animali al seguito. Attività artigianale e commerciale
si svolgeva in essa come testimonianoil mercato dei benicommestibili
- il macellum - la tintoria -fullonica -
con i quattro invasi a forma di imbuto con le pareteti rivestite
in mattoncini, in cui si lavavano i panni e si coloravano i
tessuti: erano di moda il rosso, il nero il giallo. Posto lungo
la via del foro si possono scorgere i vani ed il canale del
mulino ad acqua - hydriomula - . L’acqua, scorrendonel
canale, muovevala macina composta da due coni ed il grano passando
fra le pareti, si riduceva in farina.......(continua)
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