EDIZIONE 1999

IL PERCORSO

SESTO CAMPANO - MONTE CESIMA - ROCCAPIPIROZZI - VENAFRO - POZZILLI - FILIGNANO

LE CARATTERISTICHE

- lunghezza Km 26
- tempo percorrenza 6 ore
- quota partenza 290 m. slm
- quota arrivo 475 m. slm
- quota massima 710 m. slm

 

IL RACCONTO
di

Claudio di Cerbo

Foto a cura di ALFREDO CIAMARRA

IL DIARIO
(cavalcando insieme ai marciatori)
di Lino Mastronardi

TAPPA N°1
SESTO CAMPANO - MONTE CESIMA - ROCCAPIPIROZZI - VENAFRO - POZZILLI - FILIGNANO

LUNGHEZZA : km.26
TEMPO PERCORCORSO: ore 6
QUOTA PARTENZA : mt. 290 slm
QUOTA ARRIVO: mt. 475 slm
QUOTA max: mt. 710 slm
QUOTA min: mt. 200 slm

La prima tappa ha un tracciato caratterizzato da un notevole dislivello: subito dopo la partenza ciporterà dai 200 metriagli oltre 700metriin prossimità del lago superiore della centrale elettrica di Presenzano.
Si parteda Sesto Campano, paese all’estremo lembo del territorio provinciale verso la Campania, ove il Sindaco Epifanio ha approntato con cura, tanto perrispettare la prassi, il primo dei tanti “assaggi” di pietanze locali compreso il famoso olio, che è servito per condire i pomodori di produzione “biologica” locale, un buon bicchiere di vino per i più esigenti e pere saporite.
E’ tempo poi della “punzonatura” degli oltre 160 partecipanti, rigorosamente in maglia verde “cammina, Molise!”, effettuatanella piazza antistante il Municipioda dove si può avere una visione completa della piana di Venafro e del Volturno.
Ci si ritrova ormaicon i “veterani”, non di età, per non entrare nelle bonarie ire di Lucarelli, ma di esperienze precedenti;si nota con dispiacere l’assenza della “marziana” Marinella. Dal fisico “tirato”, da noi così appellata per le sue doti sportive nei confronti di noisemplici mortali, ed in coppia con Luciano,che ha trovato la felicità nel “cammina, Molise!” precedente; qualcuno dice, senza metafora, che le è corso realmente dietro, ed anche per parecchi chilometri.
Il primo tratto interessa il versante molisano del Monte Cesima, cima a quota 1180, montagna particolarmente suggestiva nel periodo primaverile quando l’abbondante vegetazione di cercide - cercis silisquastrum - colora di rosa i suoi versanti. “Italia Nostra” per le caratteristiche ambientali e paesaggistiche che presenta, inunapropostaaveva incluso la zonafra le areeprovinciali da tutelare.
Il versante campano, con caratteristiche simili,èstatooggetto di tutela già da qualche anno, con l’istituzione dell’area wilderness, per il suo aspetto selvaggio e la ricchezza floro-faunistica.
E’ una zona che ha subito trasformazioni, anche profonde o comunque di una certa entità, connesse con la realizzazione della centrale per la produzione elettrica che sfrutta le acque del fiume Volturno.
L’acquautilizzatadal lago superiorechescende nel bacino a valle viene“ripompata” a monte in un bacino nei periodi in cui meno necessità l’energia elettrica, per essere poi riutilizzata. E’ un bacino di accumulazione, uno dei più importanti europei, che consuma più di quanto produce.
Ho avuto modo, infatti, di prendere atto concretamente delle trasformazioni subite, avendo frequentato la zona nella prima metà degli anni 70 in occasione della tesi di laurea su Roccapipirozzi con il sincero ed appassionato aiuto di Mario.
Ti ricordi Mario dell’incontro casuale con Sergio, ex compagno di liceo a cui va il mio saluto e mi dia la possibilità, Germano, di salutareamici ritrovati come te, Giovanni, che, discutendo, ci siamo accorti di aver frequentatolo stesso istitutonello stesso periodo.
Anche questo aspetto legato ai ricordi personali giovanili è merito del“cammina, Molise!”.
Si parte utilizzando lastrettastradina asfaltata; essa ciporterà a superare il dislivello con un percorso di circa 6 chilometri che ha integralmente sostituito il vecchio sentierouna volta percorso da muli ed asini sino alla piana soprastante. Sulla sinistra, poco oltre il paese ammiriamo alcune splendide piante di “grugnali”, i cornioli , dagli abbondanti frutti rosso cupo già maturi ed il quadro agreste è completato da splendidi muretti in pietrame a secco; che divengono argomento di discussione conOdorino e Costantino; siapprezza, in raffronto con i muretti in calcestruzzo che poco oltre si incontrano, il lato estetico; e la loro durata nel tempo, sbriciolati i secondi, perfetti i primi. Il senso estetico è aumentato dalle piante in fiore che crescono fra gli interstizi del pietrame.
Si cammina lungo l’asfalto, tagliando qualche ripido tornante e lo sguardo ma mano si apre verso orizzonti più vasti; la piana di Venafro con i segni della centuriazione romana ove adesso predominano il tabacco ed il granoturco, oltre il fiume Volturno è visibile il lungo viale di platani secolari, che tagliando la pianura, conduce a Torcino, un gruppo di case, oltre il fiume e quindi in territorio campano. Si intuisce chiaramente la proprietà dell’azienda agricola, di cui fanno in effetti parte i vasti appezzamenti regolari che si spingono sino alle falde dei rilievi premontani.
Oltre si vedono in lontananza i rilevi montuosi del massiccio del Matese che da questa visuale presenta un aspetto abbastanza selvaggio, con le cime di Monte Miletto e della Gallinola che emergono.Ma nell’osservare questi vasti orizzonti in compagnia di Giovanni e del “Passometro”,questo il nome affibbiato a Costantino poiché conta tutti i nostri passi, riflettiamo ancorasulla differenza fra i muretti in pietrame a secco delimitanti l’antico percorso e che ne conferiscono “qualità” estetica e gli anonimi e insignificanti muri in calcestruzzo. Ne concludiamo che sene dovrebbe impedire la distruzione anche perché segni qualificanti del paesaggio, testimonianza del passato e dell’attività umana coerente con l’ambiente: adesso assumerebbe il nome di sviluppo sostenibile.
Il percorso continua a snodarsi , tornante dopo tornante,lungo i versanti diMonte S.Bernardo e Monte Calvello, incontrando qualche masseria isolata, apprezzando la vegetazione spontanea sino all’ultimo strappo quando appare la vallata ai piedi di Monte Cesima.
Sino agliinizi degli anni ‘70 era una radura intatta, racchiusa fra boschi di faggio, con al centro una suggestivapiana ed unasorgiva, “gl suogli”più che altro utilizzata per abbeverare gli animali,piccoli edifici sul lato verso Roccapipirozzie campi ben coltivati - il sindaco ha chiesto di avere alcune immagini di come era la situazione in quel periodo -. Eraun lembo di territorio isolato, senza alcun collegamento percorribile conle auto ed i cui laboriosi abitanti del luogo erano riusciti a portare a dorso di mulo i pezzi di una trebbiatrice poi rimontati e utilizzati.
Ora la vallata è stata sostituita da un bacino che contiene le acque necessarie per azionare le turbine poste a valle, conlisce pareti in calcestruzzo, qualcheanonimo edificio di servizio, zone che mostrano ancora i segni di sbancamenti ed un strada chescorre tutto lungo il perimetro.
Quando si giunge sull’altura che domina il bacino è però uno spettacolo inaspettato ed attraente per il richiamo dell’acqua in una giornata abbastanza calda. Primadella posa di gruppo, arriva il prof. Lucarelli al cui attento“occhiodi lince” non scappa un indumento femminile sfuggito a terra a qualche gentile signoraforse troppo disattenta.
Cirino, in“versionesveglia”, inveceè occupato a spiegare il funzionamento della centrale mentreun gruppo, pensando di essere in spiaggia, si organizza per prendere la tintarella.
Foto di insiemee solita raccomandazione a Giovanni Mascioli di non“ingombrare il gruppo” mentre Marco ed Antonio si dilettano a riprendere l’aspetto da spiaggia di alcune “accaldate” partecipanti.
Quando ci si rimette in moto in direzione di Roccapipirozzi, la salita oramai è terminata, il percorso, che attraversa un gruppo di casein ordine sparso e costituente l’antico nucleo, è ora in discesa, e attraversa prima terreni coltivati e poi pratie pascoli convegetazione più accentuata nel vallone sulla sinistra.
A metà strada ci attendeal “Nature Club” Cesare Peluso con un’accoglienza squisita pari a quelladel luogo;un vecchioedificio in muraturaè statorecuperato con cura edelicatezza restaurando le murature eglielementicostruttiviinlegno, vale la pena diosservare i porticati sia all’interno che all’esterno ed i particolari recuperati.
Postoinunaincantevole posizione dacuisi dominatutta la piana di Venafro e con la vista che si spinge sino ai montialle spalle di Isernia è un posto che unisce alla bellezza dei luoghi e del panorama il fascinodell’originalità e della buona tavola.
La “fanfara”, organetto, chitarra epoutipoùha accompagnato con l’allegro ritornello la comitiva sino all’arrivoal circolo;il clima festoso accresce la generosità di Cesare che mette mano anche alla propria eccellente scorta di vino.
Per arrivare a Roccapipirozzi Alta non è più percorribile il vecchio sentiero nel vallone, percorsofino agli anni precedenti il 1975 da giovaniMaestrine, che meritano la lettera maiuscola, come Antonietta, (ogni giorno tre quarti d’ora per salire e mezz’ora per scendere) e da Vescovi, a piedi o a dorso di “vetture”: per cui si continua ancora per la strada.
Nei pressi dell’abitato, ad apparire per primo è il piccolo nucleo di case sovrastato dalla torre cilindrica con ancoraresti dei muri perimetrali della rocca. Il centro abitato, attualmente costituito da non più di 200 persone, una volta ne ospitava oltre 1500 e costituiva un importante centro.
Dagli anni ’70 molto è cambiato:la chiesettaai piedi dell’abitato, che ricordo usatanegli anni ’70 come stalla, nonostante la presenza di affreschi sulle pareti interne, è stata restaurata qualche tempo fa, meno appropriata, invece, la nuova pavimentazione del paeserealizzata con materiale non del posto. Dopo la visita al caratteristico agglomerato di edificisulla piazzetta si ritorna all’ingresso del paese dove il Sindaco ha avuto cura di offrire una degustazione di prodotti locali costituita da formaggi, salsicce, freschi pomodori e delle pereeccezionalmente saporitecon lo stesso gusto di quelle della mattina.
Rocca, una volta isolata, ora è al centro diuna serie di strade asfaltate e ne percorriamo una per scendere verso la piana.
A Venafro, nonostante l’ottimo servizio di rifornimento dell’acqua, - infatti Santino riesce sempre a trovarci con il suo carico d’acqua fresca, in alcune occasioni veramente preziosa: quest’anno poi ha migliorato il suo servizio con una sahariana sulla “torpedo blu”-, si fa sosta alla fontana. L’acqua sgorga copiosadalle “ tre cannelle” quasi a dispetto dellanota vicenda della captazione. La sosta è completata congustose fette di cocomero e melone “di pane” che poste a rinfrescare in vasche, hanno attirato l’attenzione e vengono addentate con passione.
Si prosegue con la visita al centro storico perammirare gli stupenti gioielli architettonici: lechiese, i palazzi signorili, i portali. Ci si sofferma innanzi al castello Pandone ove il caldo e un paio dipiante di agave in fiore rendono l’aspetto ancora più mediterraneo.
A Pozzilli, già Caspoli, si giunge , dopo aver oltrepassata la chiesetta ed i resti di un convento,percorrendo un pezzo di una stradapianeggiante fra gli ulivi secolari;sulla destra si intravede il cimitero francese, un lembo di terracon aspettonord africano pergli edifici bianchi e dalla tipologia di quei luoghi.
A Pozzili, (220 metri slm), si inizia una lunga ascesa che ci porterà sino oltre 600 metri del colleCesa Martino, oltrepassando la borgata di Casabbucci. I camminatori messi in fila dal passo di Domenicodal “fisico bestiale” si muovono in modo cadenzato mentre in compagnia di Alfredo e di un gruppetto di cui fanno parte anche il “Canadese”, dal copricapo a pagoda, e Giovanni Mascioli, saliamo dando uno sguardo alla piana e rivedendo il percorso già fatto.
Abbiamo di fronte il Monte Santa Croce, caro ai venafrani che vi giungono in processione la prima domenica di Maggio e il piccolo nucleo di Case Grotte fra gli ulivi.
La strada asfaltata è delimitata dalla folta vegetazione di “Stramme” per poi percorrere una traccia realizzata per l’elettrodotto fra la boscaglia.
Sulla sommità il breve riposo per radunare il gruppo e poi discendere verso Filignano ove si giunge verso le ore 20 nella piazza antistante la chiesa con il tiglio secolare, cui necessitano cure. Il sindaco Rangione ci riceve conla degustazione del famoso “pesce del baltico” e patatine serviti da scozzesi.

 

Anche quest’anno abbiamo deciso di accompagnare il gruppo di marciatori cammina, Molise! con la “………Sezione staccata dei Cavalieri del Tratturo di Duronia, Acquevive di Frosolone e Poggio Sannita…….” Composta da:
Armando Berardo su Ghibli;
Carlo Berardo su Spazzola;
Marco Berardo su uno splendido stallone Mezzosangue pomellato;
Alessio Berardo sull’altro Mezzosangue sauro;
Felice Colantuono da Acquevive di Frosolone su Black, Maremmano morello;
Marino di Pinto su Tango, stallone grigio andaluso, da Poggio Sannita;
La figlia di Marino, Sonia, bionda quattordicenne di origine vichingo-sannita sulla cavalla grigia di sangue Lipizzano con il figlioletto avuto da Tango;
Fabio Mastronardi su Vulcano (Camargue di Felice Colantuono) nel ruolo di Aiuto-Guida;
Lino Mastronardi su Ribò (Maremmano di Felice Colantuono) Guida del gruppo.

Domenica 8.8.1999

Ci prepariamo alla partenza da San Quirico di Agnone, per andare incontro ai marciatori presso Cerro al Volturno. Alle ore 9.30 si parte con al seguito Ghibli che sarà dato ad Armando Berardo a cerro, la sera di lunedì 9.8.99. Lo usiamo quale cavallo da soma (da cavallo a mulo……) con le corde appese alla sella, giacche e sacchi a pelo.
Siamo a Carovilli verso le 14.30, dopo aver attraversato il Tratturo Celano Foggia, all’altezza del guado della “MALA CAVUTA”, e attraversato, longitudinalmente, la costa di colle Ingotte di Carovilli. Concetta, che portava il cibo per la mezza giornata, credendo che noi fossimo arrivati prima e stanca di aspettare, stava andando via con il cibo e le bevande. Sostiamo nell’area di pic-nic di Briccioso. Acqua in abbondanza, fresca sia per noi che per i cavalli a cui facciamo una fresca doccia. La gradiscono molto. Leghiamo i cavalli alle corde, alla maniera indiana, e mentre loro pascolano noi mangiamo lautamente la pasta e la carne al sugo. Insomma non siamo in grado di partire alle 18, al fresco, in quanto il Tratturo è vicino e l’Agriturismo che ci ospiterà (Il Tratturo di Littorio Vannuccini), presso Roccasicura è a portata di……cavallo.
Arrivati all’Agriturismo, ubicato al lago del Tratturo Castel di Sangro-Lucera, sistemiamo i cavalli, isolando Tango che usa togliersi il capezzone, all’interno di mini-paddock, fatto con le corde trasportate da Agnone.
Avviso tutti che l’abbondanza di acqua trovata sul percorso Agnone-Campo Longo-Vastogirardi-Santa Maria-Fonte Paradiso-Carovilli-Briccioso-Tavernola-Azienda sul Tratturo Castel di Sangro-Lucera, è l’anticipo, invece, di una seconda giornata arida e faticosa. Per cui li invito a tenere le borracce sempre piene.

Riepilogo: 8 ore di marcia e quindi per 45 Km.

 

 

 

   
   
   
   
   
   
   
   
 
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Editrice de la vianova, periodico molisano di informazione, ed organizzatrice della manifestazione naturalistica e socio-culturale cammina, Molise!