TAPPA
N°1
SESTO
CAMPANO - MONTE CESIMA - ROCCAPIPIROZZI - VENAFRO - POZZILLI
- FILIGNANO
LUNGHEZZA
: km.26
TEMPO
PERCORCORSO: ore 6
QUOTA
PARTENZA : mt. 290 slm
QUOTA
ARRIVO: mt. 475 slm
QUOTA
max: mt. 710 slm
QUOTA
min: mt. 200 slm
La
prima tappa ha un tracciato caratterizzato da un notevole
dislivello: subito dopo la partenza ciporterà dai
200 metriagli oltre 700metriin prossimità del lago
superiore della centrale elettrica di Presenzano.
Si
parteda Sesto Campano, paese all’estremo lembo del
territorio provinciale verso la Campania, ove il Sindaco Epifanio
ha approntato con cura, tanto perrispettare la prassi, il primo
dei tanti “assaggi” di pietanze locali compreso
il famoso olio, che è servito per condire i pomodori
di produzione “biologica” locale, un buon bicchiere
di vino per i più esigenti e pere saporite.
E’ tempo
poi della “punzonatura” degli
oltre 160 partecipanti, rigorosamente in maglia verde “cammina,
Molise!”, effettuatanella piazza antistante
il Municipioda dove si può avere una visione completa
della piana di Venafro e del Volturno.
Ci
si ritrova ormaicon i “veterani”, non di età,
per non entrare nelle bonarie ire di Lucarelli, ma di esperienze
precedenti;si nota con dispiacere l’assenza della “marziana” Marinella. Dal
fisico “tirato”, da noi così appellata per
le sue doti sportive nei confronti di noisemplici mortali,
ed in coppia con Luciano,che ha trovato la felicità nel “cammina,
Molise!” precedente; qualcuno dice, senza
metafora, che le è corso realmente dietro, ed anche
per parecchi chilometri.
Il
primo tratto interessa il versante molisano del Monte Cesima,
cima a quota 1180, montagna particolarmente suggestiva nel
periodo primaverile quando l’abbondante vegetazione di
cercide - cercis silisquastrum - colora di rosa i suoi versanti. “Italia
Nostra” per le caratteristiche ambientali e paesaggistiche
che presenta, inunapropostaaveva incluso la zonafra le areeprovinciali
da tutelare.
Il
versante campano, con caratteristiche simili,èstatooggetto
di tutela già da qualche anno, con l’istituzione
dell’area wilderness, per il suo aspetto selvaggio
e la ricchezza floro-faunistica.
E’ una
zona che ha subito trasformazioni, anche profonde o comunque
di una certa entità, connesse con la realizzazione
della centrale per la produzione elettrica che sfrutta le acque
del fiume Volturno.
L’acquautilizzatadal
lago superiorechescende nel bacino a valle viene“ripompata” a
monte in un bacino nei periodi in cui meno necessità l’energia
elettrica, per essere poi riutilizzata. E’ un bacino
di accumulazione, uno dei più importanti europei, che
consuma più di
quanto produce.
Ho
avuto modo, infatti, di prendere atto concretamente delle trasformazioni
subite, avendo frequentato la zona nella prima metà degli
anni 70 in occasione della tesi di laurea su Roccapipirozzi
con il sincero ed appassionato aiuto di Mario.
Ti
ricordi Mario dell’incontro casuale con Sergio, ex
compagno di liceo a cui va il mio saluto e mi dia la possibilità,
Germano, di salutareamici ritrovati come te, Giovanni, che,
discutendo, ci siamo accorti di aver frequentatolo stesso istitutonello
stesso periodo.
Anche
questo aspetto legato ai ricordi personali giovanili è merito
del“cammina, Molise!”.
Si
parte utilizzando lastrettastradina asfaltata; essa ciporterà a
superare il dislivello con un percorso di circa 6 chilometri
che ha integralmente sostituito il vecchio sentierouna volta
percorso da muli ed asini sino alla piana soprastante. Sulla
sinistra, poco oltre il paese ammiriamo alcune splendide piante
di “grugnali”, i cornioli , dagli abbondanti frutti
rosso cupo già maturi ed il quadro agreste è completato
da splendidi muretti in pietrame a secco; che divengono argomento
di discussione conOdorino e Costantino; siapprezza, in raffronto
con i muretti in calcestruzzo che poco oltre si incontrano,
il lato estetico; e la loro durata nel tempo, sbriciolati i
secondi, perfetti i primi. Il senso estetico è aumentato
dalle piante in fiore che crescono fra gli interstizi del pietrame.
Si
cammina lungo l’asfalto, tagliando qualche ripido
tornante e lo sguardo ma mano si apre verso orizzonti più vasti;
la piana di Venafro con i segni della centuriazione romana
ove adesso predominano il tabacco ed il granoturco, oltre il
fiume Volturno è visibile il lungo viale di platani
secolari, che tagliando la pianura, conduce a Torcino, un gruppo
di case, oltre il fiume e quindi in territorio campano. Si
intuisce chiaramente la proprietà dell’azienda
agricola, di cui fanno in effetti parte i vasti appezzamenti
regolari che si spingono sino alle falde dei rilievi premontani.
Oltre
si vedono in lontananza i rilevi montuosi del massiccio del
Matese che da questa visuale presenta un aspetto abbastanza
selvaggio, con le cime di Monte Miletto e della Gallinola
che emergono.Ma nell’osservare questi vasti orizzonti
in compagnia di Giovanni e del “Passometro”,questo
il nome affibbiato a Costantino poiché conta tutti i
nostri passi, riflettiamo ancorasulla differenza fra i muretti
in pietrame a secco delimitanti l’antico percorso e che
ne conferiscono “qualità” estetica e gli
anonimi e insignificanti muri in calcestruzzo. Ne concludiamo
che sene dovrebbe impedire la distruzione anche perché segni
qualificanti del paesaggio, testimonianza del passato e dell’attività umana
coerente con l’ambiente: adesso assumerebbe il nome di
sviluppo sostenibile.
Il
percorso continua a snodarsi , tornante dopo tornante,lungo
i versanti diMonte S.Bernardo e Monte Calvello, incontrando
qualche masseria isolata, apprezzando la vegetazione spontanea
sino all’ultimo
strappo quando appare la vallata ai piedi di Monte Cesima.
Sino
agliinizi degli anni ‘70 era una radura intatta,
racchiusa fra boschi di faggio, con al centro una suggestivapiana
ed unasorgiva, “gl suogli”più che
altro utilizzata per abbeverare gli animali,piccoli edifici
sul lato verso Roccapipirozzie campi ben coltivati - il sindaco
ha chiesto di avere alcune immagini di come era la situazione
in quel periodo -. Eraun lembo di territorio isolato, senza
alcun collegamento percorribile conle auto ed i cui laboriosi
abitanti del luogo erano riusciti a portare a dorso di mulo
i pezzi di una trebbiatrice poi rimontati e utilizzati.
Ora
la vallata è stata
sostituita da un bacino che contiene le acque necessarie
per azionare le turbine poste a valle, conlisce pareti in
calcestruzzo, qualcheanonimo edificio di servizio, zone che
mostrano ancora i segni di sbancamenti ed un strada chescorre
tutto lungo il perimetro.
Quando
si giunge sull’altura che domina il bacino è però uno
spettacolo inaspettato ed attraente per il richiamo dell’acqua
in una giornata abbastanza calda. Primadella posa di gruppo,
arriva il prof. Lucarelli al cui attento“occhiodi lince” non
scappa un indumento femminile sfuggito a terra a qualche gentile
signoraforse troppo disattenta.
Cirino,
in“versionesveglia”, inveceè occupato
a spiegare il funzionamento della centrale mentreun gruppo,
pensando di essere in spiaggia, si organizza per prendere la
tintarella.
Foto
di insiemee solita raccomandazione a Giovanni Mascioli di non“ingombrare
il gruppo” mentre Marco ed Antonio
si dilettano a riprendere l’aspetto da spiaggia di alcune “accaldate” partecipanti.
Quando
ci si rimette in moto in direzione di Roccapipirozzi, la
salita oramai è terminata, il percorso, che attraversa
un gruppo di casein ordine sparso e costituente l’antico
nucleo, è ora in discesa, e attraversa prima terreni
coltivati e poi pratie pascoli convegetazione più accentuata
nel vallone sulla sinistra.
A
metà strada ci attendeal “Nature Club” Cesare
Peluso con un’accoglienza squisita pari a quelladel luogo;un
vecchioedificio in muraturaè statorecuperato con cura
edelicatezza restaurando le murature eglielementicostruttiviinlegno,
vale la pena diosservare i porticati sia all’interno
che all’esterno ed i particolari recuperati.
Postoinunaincantevole
posizione dacuisi dominatutta la piana di Venafro e con la
vista che si spinge sino ai montialle spalle di Isernia è un
posto che unisce alla bellezza dei luoghi e del panorama
il fascinodell’originalità e della
buona tavola.
La “fanfara”,
organetto, chitarra epoutipoùha
accompagnato con l’allegro ritornello la comitiva sino
all’arrivoal circolo;il clima festoso accresce la generosità di
Cesare che mette mano anche alla propria eccellente scorta
di vino.
Per
arrivare a Roccapipirozzi Alta non è più percorribile
il vecchio sentiero nel vallone, percorsofino agli anni precedenti
il 1975 da giovaniMaestrine, che meritano la lettera maiuscola,
come Antonietta, (ogni giorno tre quarti d’ora per salire
e mezz’ora per scendere) e da Vescovi, a piedi o a dorso
di “vetture”: per cui si continua ancora per la
strada.
Nei
pressi dell’abitato, ad apparire per primo è il
piccolo nucleo di case sovrastato dalla torre cilindrica con
ancoraresti dei muri perimetrali della rocca. Il centro abitato,
attualmente costituito da non più di 200 persone, una
volta ne ospitava oltre 1500 e costituiva un importante centro.
Dagli
anni ’70 molto è cambiato:la chiesettaai
piedi dell’abitato, che ricordo usatanegli anni ’70
come stalla, nonostante la presenza di affreschi sulle pareti
interne, è stata restaurata qualche tempo fa, meno appropriata,
invece, la nuova pavimentazione del paeserealizzata con materiale
non del posto. Dopo la visita al caratteristico agglomerato
di edificisulla piazzetta si ritorna all’ingresso del
paese dove il Sindaco ha avuto cura di offrire una degustazione
di prodotti locali costituita da formaggi, salsicce, freschi
pomodori e delle pereeccezionalmente saporitecon lo stesso
gusto di quelle della mattina.
Rocca,
una volta isolata, ora è al centro diuna serie
di strade asfaltate e ne percorriamo una per scendere verso
la piana.
A
Venafro, nonostante l’ottimo servizio di rifornimento
dell’acqua, - infatti Santino riesce sempre a trovarci
con il suo carico d’acqua fresca, in alcune occasioni
veramente preziosa: quest’anno poi ha migliorato il suo
servizio con una sahariana sulla “torpedo blu”-,
si fa sosta alla fontana. L’acqua sgorga copiosadalle “ tre
cannelle” quasi a dispetto dellanota vicenda della captazione.
La sosta è completata congustose fette di cocomero e
melone “di pane” che poste a rinfrescare in vasche,
hanno attirato l’attenzione e vengono addentate con passione.
Si
prosegue con la visita al centro storico perammirare gli stupenti
gioielli architettonici: lechiese, i palazzi signorili, i
portali. Ci si sofferma innanzi al castello Pandone ove il
caldo e un paio dipiante di agave in fiore rendono l’aspetto
ancora più mediterraneo.
A
Pozzilli, già Caspoli,
si giunge , dopo aver oltrepassata la chiesetta ed i resti
di un convento,percorrendo un pezzo di una stradapianeggiante
fra gli ulivi secolari;sulla destra si intravede il cimitero
francese, un lembo di terracon aspettonord africano pergli
edifici bianchi e dalla tipologia di quei luoghi.
A
Pozzili, (220 metri slm), si inizia una lunga ascesa che ci
porterà sino oltre 600 metri del colleCesa Martino,
oltrepassando la borgata di Casabbucci. I camminatori messi
in fila dal passo di Domenicodal “fisico bestiale” si
muovono in modo cadenzato mentre in compagnia di Alfredo e
di un gruppetto di cui fanno parte anche il “Canadese”,
dal copricapo a pagoda, e Giovanni Mascioli, saliamo dando
uno sguardo alla piana e rivedendo il percorso già fatto.
Abbiamo
di fronte il Monte Santa Croce, caro ai venafrani che vi giungono
in processione la prima domenica di Maggio e il piccolo nucleo
di Case Grotte fra gli ulivi.
La
strada asfaltata è delimitata dalla folta vegetazione
di “Stramme” per poi percorrere una traccia realizzata
per l’elettrodotto fra la boscaglia.
Sulla
sommità il breve riposo per radunare il gruppo
e poi discendere verso Filignano ove si giunge verso le ore
20 nella piazza antistante la chiesa con il tiglio secolare,
cui necessitano cure. Il sindaco Rangione ci riceve conla degustazione
del famoso “pesce del baltico” e patatine serviti
da scozzesi.
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Anche quest’anno abbiamo deciso di accompagnare
il gruppo di marciatori cammina, Molise! con
la “………Sezione staccata dei Cavalieri
del Tratturo di Duronia, Acquevive di Frosolone e Poggio Sannita…….” Composta
da:
Armando
Berardo su Ghibli;
Carlo
Berardo su Spazzola;
Marco
Berardo su uno splendido stallone Mezzosangue pomellato;
Alessio
Berardo sull’altro Mezzosangue
sauro;
Felice
Colantuono da Acquevive di Frosolone su Black, Maremmano
morello;
Marino
di Pinto su Tango, stallone grigio andaluso, da Poggio Sannita;
La
figlia di Marino, Sonia, bionda quattordicenne di origine
vichingo-sannita sulla cavalla grigia di sangue Lipizzano
con il figlioletto avuto da Tango;
Fabio
Mastronardi su Vulcano (Camargue di Felice Colantuono) nel
ruolo di Aiuto-Guida;
Lino
Mastronardi su Ribò (Maremmano
di Felice Colantuono) Guida del gruppo.
Domenica 8.8.1999
Ci prepariamo
alla partenza da San Quirico di Agnone, per andare incontro
ai marciatori presso Cerro al Volturno. Alle ore 9.30 si
parte con al seguito Ghibli che sarà dato
ad Armando Berardo a cerro, la sera di lunedì 9.8.99.
Lo usiamo quale cavallo da soma (da cavallo a mulo……)
con le corde appese alla sella, giacche e sacchi a pelo.
Siamo
a Carovilli verso le 14.30, dopo aver attraversato il Tratturo
Celano Foggia, all’altezza del guado della “MALA
CAVUTA”, e attraversato, longitudinalmente, la costa
di colle Ingotte di Carovilli. Concetta, che portava il cibo
per la mezza giornata, credendo che noi fossimo arrivati prima
e stanca di aspettare, stava andando via con il cibo e le bevande.
Sostiamo nell’area di pic-nic di Briccioso. Acqua in
abbondanza, fresca sia per noi che per i cavalli a cui facciamo
una fresca doccia. La gradiscono molto. Leghiamo i cavalli
alle corde, alla maniera indiana, e mentre loro pascolano noi
mangiamo lautamente la pasta e la carne al sugo. Insomma non
siamo in grado di partire alle 18, al fresco, in quanto il
Tratturo è vicino e l’Agriturismo che ci ospiterà (Il
Tratturo di Littorio Vannuccini), presso Roccasicura è a
portata di……cavallo.
Arrivati
all’Agriturismo, ubicato al lago del Tratturo
Castel di Sangro-Lucera, sistemiamo i cavalli, isolando Tango
che usa togliersi il capezzone, all’interno di mini-paddock,
fatto con le corde trasportate da Agnone.
Avviso
tutti che l’abbondanza di acqua trovata sul percorso
Agnone-Campo Longo-Vastogirardi-Santa Maria-Fonte Paradiso-Carovilli-Briccioso-Tavernola-Azienda
sul Tratturo Castel di Sangro-Lucera, è l’anticipo,
invece, di una seconda giornata arida e faticosa. Per cui li
invito a tenere le borracce sempre piene.
Riepilogo: 8 ore di marcia e quindi per 45 Km.
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