EDIZIONE 1999

IL PERCORSO

S. M. DI CANNETO – TRIVENTO - FOSSALTO

LE CARATTERISTICHE

- lunghezza Km 27
- tempo percorrenza 6 ore
- quota partenza 540 m. slm
- quota arrivo 867 m. slm
- quota massima 950 m. slm

 

IL RACCONTO
di

Claudio di Cerbo

Foto a cura di ALFREDO CIAMARRA

IL DIARIO
(cavalcando insieme ai marciatori)
di Lino Mastronardi

TAPPA N 4

CAROVILLI - PESCOLANCIANO - CHIAUCI - CIVITANOVA – DURONIA

LUNGHEZZA: km. 25
TEMPO PERCORSO: ore5
QUOTA max: mt.918 slm
QUOTA min: mt.740 slm
QUOTA partenza: t.867slm
QUOTA arrivo: mt. 918 slm

QUESTIONE DIFORMAZIONEDI FEDE

Si riparte da San Domenico, antica cappellasul tratturo Castel di Sangro - Lucera poi lebbrosario, con porticato per accogliere pellegrini e pastori e bella fontanella in cui attualmente scorre solo un filo di acqua; che ha sulla parete murataed incisa su una lastra di marmo una“pandetta”con norme che regolavano il transito degli armenti.
E’ lamattina della tappa finale ed è preannunciata l’eclisse di sole ma c’è un altro spettacolo almeno altrettanto significativo, chemi lasciariflettere profondamente.
Quando arrivo alla cappella con Alessandra trovo Padre Antonio Germano, seduto sul prato, solitario, antistante il porticato, cappello ricavato da un fazzolettone a forma di ferro da stiro - c’è volutomolta osservazioneper“capire” la semplice ed originale struttura costituita da un semplice ramo di salice curvato - che sta leggendo ai nipotini, seduti ai suoi fianchi,un racconto in lingua bengalesein cui si narradel “tagarata”, se ricordo bene, di un pappagallo che non vuole sforzarsi diraggiungere orizzonti più ampi volando più in alto.
La sua profonda tranquillità mentre leggescende nel nostro animo e fa riflettere molto come oltre ad essere missionario in Bangladesh è anche missionario nella sua terra d’origine (appena approdato nel Molise si è subito aggregato ai camminatori, a testimoniare l’importanza della manifestazione!).
Quando il gruppo, che arriva poco dopo in perfetto orario (anche questo è un mistero di fede), si percorre il primo trattosu stradina asfaltata, oltre 2km, sino ad imboccare il tratturo.
La stradina, percorso in piano, che potrebbe sembrare insignificante, è invece stata pregna di significati per il duo Filippo (attoreBernie Lomax del film “In vacanza con il morto”) e Giovanni (Bud Spenser), che trovano verve nella sceneggiata a puntate iniziata a Sesto Campano e scappata inosservata ai più. Ma l’ampia documentazione fotografica è a disposizione per controllare i gesti nascostifra i due, i palesi tentativi di “ mazzette” per sanare la situazione.
Il tratturo che si percorreè quello cheuniva Castel di Sangro a Lucera, e che in tale zona è ancora abbastanza ben conservato ed individuato, sino al limite regionale. Si percorre in lunga filae dopo il Fosso S.Pietro e Masseria Fiaschetto ,ove ci lascia Stefano in mountain - bike, si può osservare anche qualche mandria, mancano le “morre” di pecore,di bovini ed equini; un vitellinodi appena tre o quattro giorni attira l’attenzione per il suo aspetto indifeso.
Un termine di mezzeria, come illustrano Lucarellli eRocco ancora in “versione sveglio”,è imbrattatoconla verniceusato come segnavia di un tracciato pedonale, esempio da non imitare e portare più rispetto per testimonianze storiche.
Prima di Pescolanciano, sotto il Colle Pertuso, sulla destra il tratturo volge a sinistra e il gruppo si divide in due tronconi poiché alcunitirano dritti seguendo la tracciacarrabile ed abbandonando la pista tratturale.
Durante il cammino è possibile trovare, scrutando con un poco di attenzione e molta pazienza, qualche selce del tipo monofacciale del periodoneolitico e di calpestare i resti di una stradina con fondo zeppato, che realizzata nel tratturo, scollinapassando al di sotto del“mammellone” di Santa Maria dei Vignali in cui si scorge la torre medioevale. Non visibili invece i restidella cinta sannitica riscoperta, erano gli anni’70, da Bruno Paglione.
Il panorama siapre verso la valle del Trigno ed imonti di Frosolone e di Civitanova, si arriva alla periferia di Pescolanciano, paese sorto completamente sul tratturo, e ci sifermacon i Cavalieri alla fontana in pietra lavorata di notevole fatturaall’ingresso dell’abitato.
Si percorreil viale rettilineo che spacca il paese, con la quinta delle case datate inizio secolo, di solo due o tre piani, sulla destra la facciata di una chiesa evangelica di vecchia data; nella piazza selciata antistante il castello dei D’Alessandro, il sindaco ci accoglie con la usuale e gradita degustazione dei prodotti locali.
L’immagine dei Cavalieri, avantila porta d’ingresso delle mura perimetrali, costituirebbe unquadro di altri tempi se non fossero evidenti i segni causati daopere di “sistemazione” che hanno deturpato l’aspetto del complesso fortificato, residenza dei D’Alessandro famosi per la passione dei cavalli e per la produzione di ottima ceramica.
Quando si riparte ègiunta l’oraper osservare il fenomeno della eclisse, sempre sul tratturo all’uscita dell’abitato: l’ariadiventa più tiepida, il paesaggio assumetonalità sul grigio e tutto sembra surreale.
Quando si passa al fresco dei cerri del bosco di S.Onofrio l’asfalto è reso “arabescato” con ricami tipo un susseguirsi di piccole ondeforse per effetto della eclisse.
Questo di S Onofrioè uno splendido boscocon cerri secolariche nasconde in alto, fra la folta vegetazione, i resti di un’altra cinta sannitica in molti tratti ancora ben conservata. Queste cinte frequenti sul nostro territorio, come ho asserito lo scorso anno sono una certezza della importanza del territorio e della necessità di difenderlo; ne abbiamo incontrato i resti lungo il tracciato a Venafro, Cerro al Volturno, Forlì del Sannio, Pescolanciano , Chiauci ed in seguito aCivitanova ea Duronia.
Si attraversa il fiume Trignosul nuovo ponticello inc.a. che ha sostituito, a quota più alta, in previsione del riempimento dell’invaso, ma probabilmente al di la da venire, il ponte in pietrame ad unico arco.
Per raggiungere Chiuaci, l’antica. Clavicum, si utilizza quel che resta della antica arteria detta Serniese, la strada che collegava Isernia a Trivento passando per Sessano, Chiauci, Pietrabbondante.
Mentre si sale il crinale si ha modo di verificare come il camminare serva per discutere con tranquillità con Cianciulli e Padre Antonio, sulle diversee poco conosciute realtàe sulla situazione dei religiosiin particolare missionari. È una questione veramente di fede quella dei missionari sottoposti a rischi di ogni genere. Con ironia parla dell’“elicottero” che gli salvò la vita, chiamato così poiché era il mezzo più rapido di trasporto, cioè una bicicletta con due posti, guidata da unindigeno.
Al paese, che appare con le caseancora del tenue colore grigio, ocra, non è intervenuto il post-terremoto come nemmeno il sisma, da sopra il manto dei tettisvettano le emergenze architettoniche del palazzo Gambadoro e delle due torri campanarie. Carmine, attivo nel movimentare con successo le estati del paese,guida la rumorosa compagnia alla piazzetta antistante la Chiesa e sotto la protezione della crocebenedettina o bizantina, ove sono dati i saluti del neo elettosindaco “factotum” si consuma pasta e fagioli con vino e formaggio.
L’accoglienza è statasentita e preparata con cura, non manca nemmeno il contributo di un noto maestro dimusica, ed infatti ci si ferma al suono della musicaaccattivante che sfrena i balli e ritarda la partenza dei più “ sfrenati”. Ipiù “ligi”scendono lungol’antica arteria, ora anche questamanomessa come traccia per il metanodotto, è il solito danno causatonon solo dallamancanza di sensibilità ma anche della poca conoscenza dei tracciatiantichi e dall’importanza storica degli stessi.
Ci fa strada Francesco, stessa stazza di Giovanni e, scendendo a picco da quota 1.030 a quota 630 del Trigno, ci si ferma a Fonte Maciocia, ove sgorga abbondante e copiosa acqua dalla rocce al riparo di una verde volta di un bel sambuco e di un fico, con viti e meli, sintomatico del nome della zona Le Vigne poichéin questo versantevi erano gli ortiben coltivati del paese.Le limpide e gorgogliantiacque del fiume Trignoinvitano aeffettuare un bagno rinfrescantee, mentre il gruppo si dileguaattraversando il Ponte della Tesa, inutili sono i richiami per chi ha pensato bene di non reggere alla tentazione.
Siamo al di sotto dell’enorme viadotto della superstrada edè ovvio il paragone con il minuscoloe caratteristico ponte della Tesa con pila centralein pietra allettata a spigoli arrotondati in perfetta forme, con spallettasulla sponda destra in pietra con malta e su quella opposta in pietrame di pezzatura più grandee senzatraccia di malta. La luce centraledi circa 10 metri, costituiva un importantecollegamentoper superare il fiume con la vicina Civitanova. I lavori della Foce hanno completamente travisato questo angolo di natura intatta sino agli anni ’70.
Oltrepassato il ponte e percorrendo la strada carrabile che sbuca dopo chilometro alla provinciale si giunge alle porte di Civitanova, nome dato in contrapposizione a Civita Vecchia l’attuale Duronia che apparein alto sullo sfondo.
Patriadialtri missionari che vanno ricordat per la loro dedizione ed ilsacrificio di uno di loro nonchè del famoso medico Cardarelli che ebbe come pazienti papi ,regnantie politici i cui discendenti sono ancora affezionati al paese della loro origine; apprendo con dispiacere che ci ha lasciati anche il Prof. Urbano Cardarelli, nipote dell’illustre clinico, mio docente al corso di perfezionamento universitario, uomo di cui ricordo la squisita e innatagentilezza.
Quest’anno il paese ci accoglie con un rinfresco a base di gelato e frutta, poi dopo la visita al centro storico, dall’altra parte del paese imboccare la “Bagnolese”, un’antica arteria che ha perso la propria funzione per la caduta di un ponte e per gli accentuatifenomeni di dissesto idrogeologici della zona.
Percorrerla è attraente per la visione, a chi interessa, delle vecchie opere d’arte viarie in pietrame e degli elementi di arredo; peccato che sia stata deturpata nonostante da parte di Italia Nostra negli anni precedenti era stata fatta osservazione ai piani paesistici per includerlafra le testimonianzeda tutelare.
Oramai il gruppo è frazionato, Antonio e Luca, i giovanotti, vanno saltellando lungo il tracciatoe recentemente asfaltato, che ha cancellato alcuni dei segni. Lungo di essa era possibile ancora osservare chi con cura puliva i piccoli canali laterali o anche qualche carrozzellatranquillamente ferma sui margini senza evidenti pericoli mentre i genitori lavoravano i campi.
Sull’asfalto invece adesso, in prossimità della fontanella,sono stesi i giovani “bersaglieri”del Cammina, Molise!ed a buona ragioneperché fra poco, dopo aver superato quel che resta del ponte in pietrame squadrato, inizia la lunga ascesafinale, la ciliegina sulla torta, che con un dislivello di circa 400 metrici condurrà alla meta ultima.
Duronia non si vede ma sappiamo che è in altoed un poco di fatica per raggiungerla ci vorrà. L’andatura è a tratti lungo la stradina asfaltata, a tratti si passa per i prati al fine di tagliare i tornanti con ripide impennate, fino araggiungiamola borgata di Faito..
Nel Centro Recupero Psichiatrici accoglie l’ultima fatica culinaria a base ditorcinigli, i fritti,“scattone” e pasta fatta in casa. La sosta è piacevole e si riparte quando ormai il sole sta per calare, pergiungere alla periferia dell’abitato di Duronia conl’inizio dell’oscurità.
L’accoglienza della popolazione è la solita: grandi manifestazioni di affetto per una manifestazione che è sentita e per l’amicizia familiare che la lega ai partecipantisi susseguono lungo tutto il percorso cittadino sino alla parte più alta dell’abitato, da cui la visione è completa sulla valle del Trigno.
Non vi è attesa per la cerimonia religiosa officiata daMonsignor Santucci, Vescovo di Trivento,con a latoanche padre Antonio, il parroco di Duronia, Don Gino, e Don Franco (duroniese, parroco a Torino) su un altarino protetto dalle rocce circostanti, e ad a cuipartecipanoconprofondo silenzioi presenti.

Mercoledì 11.8.1999

La sveglia è stata alle sei, alle sei e trenta abbiamo fatto colazione, sellati i cavalli ci siamo mossi dall’Azienda agrituristica IL TRATTURO di Vittorio e Carlotta Vannucci, alle sette e trenta per tornare verso Carovilli. Seguendo il Castel di Sangro-Lucera, verso Lucera, siamo arrivati alle 8.30 alla TAVERNOLA di Carovilli dove abbiamo chiesto a Pietro se i pedoni fossero già passati. La risposta è stata negativa. Abbiamo aspettato oltre mezz’ora e siamo ripartiti verso Pescolanciano. Lungo il Tratturo, nei pressi del Colle della Madonnina, abbiamo incontrato tre allevatori che guardavano ognuno la propria mandria. Al solito la curiosità di Armando è stata incontenibile. Ognuno di loro era contro l’altro per motivi di confine del pascolo. Tutte le opinioni sono state espresse in dialetto strettissimo con parole di tutti i generi. Lascio alla vostra immaginazione cosa hanno detto e l’opera di Armando di chiedere per “…accendere ancora di più la miccia…”.Alla 10 circa siamo entrati a Pescolanciano dove abbiamo aspettato i marciatori giunti appena dopo. Dissellati i cavalli li abbiamo legati alle corde stese tra gli alberi del filare vicino alla fontana pubblica. Siamo, quindi, entrati in corteo nel centro storico, ma a pelo come gli indiani, lasciando cavalcare belle ragazze (Armando) e ragazzini incuriositi dai cavalli. Bellissima festa ed accoglienza dei cittadini di Pescolanciano con in testa il Sindaco.Dopo il rinfresco siamo tornati alla fonte dove abbiamo atteso l’eclissi. Aspettavo qualche segno dai cavalli, invece hanno assistito impassibili all’evento naturale senza subirne influssi.I marciatori si sono diretti verso Chiauci, noi abbiamo proseguito il tratturo fino a Civitanova. La macchia tra Pescolanciano e Chiauci ha invaso il Tratturo e sta chiudendo la transitabilità. A Civitanova del Sannio ho incontrato, nella sua bottega di artigiano, ‘mast Michele che, in occasione dell’incidente capitatomi l’anno scorso, mi regalò un coltellino fatto da lui che io conservo e lo mostro ogni volta che attraverso il paese. Siamo andati incontro ai marciatori che scesi da Chiauci dal vecchio sentiero ci hanno raccontato dell’ospitalità dei cittadini di quel paese. Anche a Civitanova siamo costretti a saltare il rinfresco perché è stato preparato nei pressi della Chiesa madre e i cavalli non sono potuti entrare nella piazza antistante. A Chiauci si è pranzato a suono di sagne e fagioli. Peccato!Scendiamo e risaliamo lungo il Tratturo dal Fiumarello fino a Faito dove ci ospitano gli Ospiti della Casa famiglia con prodotti confezionati da loro. Ripartiamo appena dopo e arriviamo a Duronia dove sfiliamo, in testa i cavalli, prima della celebrazione della Santa Messa. Sistemiamo momentaneamente i cavalli e cominciamo a caricarli per portarli nei loro ricoveri.Ore 10 di lavoro, Km 40.

PERCORSI KM. 175

Ringrazio per la loro compagnia, esaltando la loro educazione finalizzata al rispetto dei cavalli, utili compagni di viaggio, in particolare e all’ambiente attraversato, in generale, Armando Berardo, Carlo Berardo, Felice Colantuono, Marino Di Pinto, Marco Berardo, Alessio Berardo, Sonia Di Pinto, Fabio Mastronardi e il piccolo Matteo Berardo.

SALUTO DA QUESTO DIARIO TUTTI GLI ORGANIZZATORI, IN TESTA GIOVANNI GERMANO, RINGRAZIO PER QUANTO HANNO FATTO E FARANNO PER LA VALORIZZAZIONE DELL’AMBIENTE MOLISANO, RENDENDOMI, AL PROPOSITO, DISPONIBILE PER I FUTURI ANNI, PER APPORTARE IL MIO CONTRIBUTO ALLA CRESCITA DI “CAMMINA MOLISE” PER LA VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO MOLISANO.

Lino Mastronardi

 
Copyright: A.C. "La Terra"

Editrice de la vianova, periodico molisano di informazione, ed organizzatrice della manifestazione naturalistica e socio-culturale cammina, Molise!