TAPPA N 4
CAROVILLI
- PESCOLANCIANO - CHIAUCI - CIVITANOVA – DURONIA
LUNGHEZZA:
km. 25
TEMPO
PERCORSO: ore5
QUOTA
max: mt.918 slm
QUOTA
min: mt.740 slm
QUOTA
partenza: t.867slm
QUOTA
arrivo: mt. 918 slm
QUESTIONE DIFORMAZIONEDI FEDE
Si riparte
da San Domenico, antica cappellasul tratturo Castel di Sangro
- Lucera poi lebbrosario, con porticato per accogliere pellegrini
e pastori e bella fontanella in cui attualmente scorre solo
un filo di acqua; che ha sulla parete murataed incisa su
una lastra di marmo una“pandetta”con
norme che regolavano il transito degli armenti.
E’ lamattina
della tappa finale ed è preannunciata
l’eclisse di sole ma c’è un altro spettacolo
almeno altrettanto significativo, chemi lasciariflettere profondamente.
Quando
arrivo alla cappella con Alessandra trovo Padre Antonio Germano,
seduto sul prato, solitario, antistante il porticato, cappello
ricavato da un fazzolettone a forma di ferro da stiro - c’è volutomolta
osservazioneper“capire” la
semplice ed originale struttura costituita da un semplice ramo
di salice curvato - che sta leggendo ai nipotini, seduti ai
suoi fianchi,un racconto in lingua bengalesein cui si narradel “tagarata”,
se ricordo bene, di un pappagallo che non vuole sforzarsi diraggiungere
orizzonti più ampi volando più in alto.
La
sua profonda tranquillità mentre leggescende nel
nostro animo e fa riflettere molto come oltre ad essere missionario
in Bangladesh è anche missionario nella sua terra d’origine
(appena approdato nel Molise si è subito aggregato ai
camminatori, a testimoniare l’importanza della manifestazione!).
Quando
il gruppo, che arriva poco dopo in perfetto orario (anche
questo è un mistero di fede), si percorre
il primo trattosu stradina asfaltata, oltre 2km, sino ad
imboccare il tratturo.
La
stradina, percorso in piano, che potrebbe sembrare insignificante, è invece
stata pregna di significati per il duo Filippo (attoreBernie
Lomax del film “In vacanza con il morto”) e Giovanni
(Bud Spenser), che trovano verve nella sceneggiata a puntate
iniziata a Sesto Campano e scappata inosservata ai più.
Ma l’ampia documentazione fotografica è a disposizione
per controllare i gesti nascostifra i due, i palesi tentativi
di “ mazzette” per sanare la situazione.
Il
tratturo che si percorreè quello cheuniva Castel
di Sangro a Lucera, e che in tale zona è ancora abbastanza
ben conservato ed individuato, sino al limite regionale. Si
percorre in lunga filae dopo il Fosso S.Pietro e Masseria Fiaschetto
,ove ci lascia Stefano in mountain - bike, si può osservare
anche qualche mandria, mancano le “morre” di pecore,di
bovini ed equini; un vitellinodi appena tre o quattro giorni
attira l’attenzione per il suo aspetto indifeso.
Un
termine di mezzeria, come illustrano Lucarellli eRocco ancora
in “versione sveglio”,è imbrattatoconla
verniceusato come segnavia di un tracciato pedonale, esempio
da non imitare e portare più rispetto per testimonianze
storiche.
Prima
di Pescolanciano, sotto il Colle Pertuso, sulla destra il tratturo
volge a sinistra e il gruppo si divide in due tronconi poiché alcunitirano
dritti seguendo la tracciacarrabile ed abbandonando la pista
tratturale.
Durante
il cammino è possibile trovare, scrutando con
un poco di attenzione e molta pazienza, qualche selce del tipo
monofacciale del periodoneolitico e di calpestare i resti di
una stradina con fondo zeppato, che realizzata nel tratturo,
scollinapassando al di sotto del“mammellone” di
Santa Maria dei Vignali in cui si scorge la torre medioevale.
Non visibili invece i restidella cinta sannitica riscoperta,
erano gli anni’70, da Bruno Paglione.
Il
panorama siapre verso la valle del Trigno ed imonti di Frosolone
e di Civitanova, si arriva alla periferia di Pescolanciano,
paese sorto completamente sul tratturo, e ci sifermacon i
Cavalieri alla fontana in pietra lavorata di notevole fatturaall’ingresso
dell’abitato.
Si
percorreil viale rettilineo che spacca il paese, con la quinta
delle case datate inizio secolo, di solo due o tre piani, sulla
destra la facciata di una chiesa evangelica di vecchia data;
nella piazza selciata antistante il castello dei D’Alessandro,
il sindaco ci accoglie con la usuale e gradita degustazione
dei prodotti locali.
L’immagine
dei Cavalieri, avantila porta d’ingresso
delle mura perimetrali, costituirebbe unquadro di altri tempi
se non fossero evidenti i segni causati daopere di “sistemazione” che
hanno deturpato l’aspetto del complesso fortificato,
residenza dei D’Alessandro famosi per la passione dei
cavalli e per la produzione di ottima ceramica.
Quando
si riparte ègiunta l’oraper osservare
il fenomeno della eclisse, sempre sul tratturo all’uscita
dell’abitato: l’ariadiventa più tiepida,
il paesaggio assumetonalità sul grigio e tutto sembra
surreale.
Quando
si passa al fresco dei cerri del bosco di S.Onofrio l’asfalto è reso “arabescato” con
ricami tipo un susseguirsi di piccole ondeforse per effetto
della eclisse.
Questo
di S Onofrioè uno splendido boscocon cerri secolariche
nasconde in alto, fra la folta vegetazione, i resti di un’altra
cinta sannitica in molti tratti ancora ben conservata. Queste
cinte frequenti sul nostro territorio, come ho asserito lo
scorso anno sono una certezza della importanza del territorio
e della necessità di difenderlo; ne abbiamo incontrato
i resti lungo il tracciato a Venafro, Cerro al Volturno, Forlì del
Sannio, Pescolanciano , Chiauci ed in seguito aCivitanova ea
Duronia.
Si
attraversa il fiume Trignosul nuovo ponticello inc.a. che ha
sostituito, a quota più alta, in previsione del riempimento
dell’invaso, ma probabilmente al di la da venire, il
ponte in pietrame ad unico arco.
Per
raggiungere Chiuaci, l’antica. Clavicum,
si utilizza quel che resta della antica arteria detta Serniese,
la strada che collegava Isernia a Trivento passando per Sessano,
Chiauci, Pietrabbondante.
Mentre
si sale il crinale si ha modo di verificare come il camminare
serva per discutere con tranquillità con Cianciulli
e Padre Antonio, sulle diversee poco conosciute realtàe
sulla situazione dei religiosiin particolare missionari. È una
questione veramente di fede quella dei missionari sottoposti
a rischi di ogni genere. Con ironia parla dell’“elicottero” che
gli salvò la vita, chiamato così poiché era
il mezzo più rapido di trasporto, cioè una bicicletta
con due posti, guidata da unindigeno.
Al
paese, che appare con le caseancora del tenue colore grigio,
ocra, non è intervenuto il post-terremoto come nemmeno
il sisma, da sopra il manto dei tettisvettano le emergenze
architettoniche del palazzo Gambadoro e delle due torri campanarie.
Carmine, attivo nel movimentare con successo le estati del
paese,guida la rumorosa compagnia alla piazzetta antistante
la Chiesa e sotto la protezione della crocebenedettina o bizantina,
ove sono dati i saluti del neo elettosindaco “factotum” si
consuma pasta e fagioli con vino e formaggio.
L’accoglienza è statasentita
e preparata con cura, non manca nemmeno il contributo di un
noto maestro dimusica, ed infatti ci si ferma al suono della
musicaaccattivante che sfrena i balli e ritarda la partenza
dei più “ sfrenati”.
Ipiù “ligi”scendono lungol’antica
arteria, ora anche questamanomessa come traccia per il metanodotto, è il
solito danno causatonon solo dallamancanza di sensibilità ma
anche della poca conoscenza dei tracciatiantichi e dall’importanza
storica degli stessi.
Ci
fa strada Francesco, stessa stazza di Giovanni e, scendendo
a picco da quota 1.030 a quota 630 del Trigno, ci si ferma
a Fonte Maciocia, ove sgorga abbondante e copiosa acqua dalla
rocce al riparo di una verde volta di un bel sambuco e di un
fico, con viti e meli, sintomatico del nome della zona Le Vigne
poichéin questo versantevi erano
gli ortiben coltivati del paese.Le
limpide e gorgogliantiacque del fiume Trignoinvitano aeffettuare
un bagno rinfrescantee, mentre il gruppo si dileguaattraversando
il Ponte della Tesa, inutili sono i richiami per chi ha pensato
bene di non reggere alla tentazione.
Siamo
al di sotto dell’enorme viadotto della superstrada
edè ovvio il paragone con il minuscoloe caratteristico
ponte della Tesa con pila centralein pietra allettata a spigoli
arrotondati in perfetta forme, con spallettasulla sponda destra
in pietra con malta e su quella opposta in pietrame di pezzatura
più grandee senzatraccia di malta. La luce centraledi
circa 10 metri, costituiva un importantecollegamentoper superare
il fiume con la vicina Civitanova. I lavori della Foce hanno
completamente travisato questo angolo di natura intatta sino
agli anni ’70.
Oltrepassato
il ponte e percorrendo la strada carrabile che sbuca dopo
chilometro alla provinciale si giunge alle porte di Civitanova,
nome dato in contrapposizione a Civita Vecchia l’attuale
Duronia che apparein alto sullo sfondo.
Patriadialtri
missionari che vanno ricordat per la loro dedizione ed ilsacrificio
di uno di loro nonchè del famoso medico
Cardarelli che ebbe come pazienti papi ,regnantie politici
i cui discendenti sono ancora affezionati al paese della loro
origine; apprendo con dispiacere che ci ha lasciati anche il
Prof. Urbano Cardarelli, nipote dell’illustre clinico,
mio docente al corso di perfezionamento universitario, uomo
di cui ricordo la squisita e innatagentilezza.
Quest’anno
il paese ci accoglie con un rinfresco a base di gelato e frutta,
poi dopo la visita al centro storico, dall’altra
parte del paese imboccare la “Bagnolese”, un’antica
arteria che ha perso la propria funzione per la caduta di un
ponte e per gli accentuatifenomeni di dissesto idrogeologici
della zona.
Percorrerla è attraente
per la visione, a chi interessa, delle vecchie opere d’arte
viarie in pietrame e degli elementi di arredo; peccato che
sia stata deturpata nonostante da parte di Italia Nostra negli
anni precedenti era stata fatta osservazione ai piani paesistici
per includerlafra le testimonianzeda tutelare.
Oramai
il gruppo è frazionato, Antonio
e Luca, i giovanotti, vanno saltellando lungo il tracciatoe
recentemente asfaltato, che ha cancellato alcuni dei segni.
Lungo di essa era possibile ancora osservare chi con cura
puliva i piccoli canali laterali o anche qualche carrozzellatranquillamente
ferma sui margini senza evidenti pericoli mentre i genitori
lavoravano i campi.
Sull’asfalto
invece adesso, in prossimità della
fontanella,sono stesi i giovani “bersaglieri”del Cammina,
Molise!ed a buona ragioneperché fra poco,
dopo aver superato quel che resta del ponte in pietrame squadrato,
inizia la lunga ascesafinale, la ciliegina sulla torta, che
con un dislivello di circa 400 metrici condurrà alla
meta ultima.
Duronia
non si vede ma sappiamo che è in altoed un
poco di fatica per raggiungerla ci vorrà. L’andatura è a
tratti lungo la stradina asfaltata, a tratti si passa per i
prati al fine di tagliare i tornanti con ripide impennate,
fino araggiungiamola borgata di Faito..
Nel
Centro Recupero Psichiatrici accoglie l’ultima fatica
culinaria a base ditorcinigli, i fritti,“scattone” e
pasta fatta in casa. La sosta è piacevole e si riparte
quando ormai il sole sta per calare, pergiungere alla periferia
dell’abitato di Duronia conl’inizio dell’oscurità.
L’accoglienza
della popolazione è la solita:
grandi manifestazioni di affetto per una manifestazione che è sentita
e per l’amicizia familiare che la lega ai partecipantisi
susseguono lungo tutto il percorso cittadino sino alla parte
più alta dell’abitato, da cui la visione è completa
sulla valle del Trigno.
Non
vi è attesa
per la cerimonia religiosa officiata daMonsignor Santucci, Vescovo
di Trivento,con a latoanche padre Antonio, il parroco di Duronia,
Don Gino, e Don Franco (duroniese, parroco a Torino) su un altarino
protetto dalle rocce circostanti, e ad a cuipartecipanoconprofondo
silenzioi presenti.
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Mercoledì 11.8.1999
La
sveglia è stata alle sei, alle sei e trenta abbiamo
fatto colazione, sellati i cavalli ci siamo mossi dall’Azienda
agrituristica IL TRATTURO di Vittorio e Carlotta Vannucci,
alle sette e trenta per tornare verso Carovilli. Seguendo il
Castel di Sangro-Lucera, verso Lucera, siamo arrivati alle
8.30 alla TAVERNOLA di Carovilli dove abbiamo chiesto a zì Pietro
se i pedoni fossero già passati. La risposta è stata
negativa. Abbiamo aspettato oltre mezz’ora e siamo ripartiti
verso Pescolanciano. Lungo il Tratturo, nei pressi del Colle
della Madonnina, abbiamo incontrato tre allevatori che guardavano
ognuno la propria mandria. Al solito la curiosità di Armando è stata
incontenibile. Ognuno di loro era contro l’altro per motivi
di confine del pascolo. Tutte le opinioni sono state espresse
in dialetto strettissimo con parole di tutti i generi. Lascio
alla vostra immaginazione cosa hanno detto e l’opera di
Armando di chiedere per “…accendere ancora di più la
miccia…”.Alla 10 circa siamo entrati a Pescolanciano dove abbiamo aspettato
i marciatori giunti appena dopo. Dissellati i cavalli li abbiamo
legati alle corde stese tra gli alberi del filare vicino alla
fontana pubblica. Siamo, quindi, entrati in corteo nel centro
storico, ma a pelo come gli indiani, lasciando cavalcare belle
ragazze (Armando) e ragazzini incuriositi dai cavalli. Bellissima
festa ed accoglienza dei cittadini di Pescolanciano con in testa
il Sindaco.Dopo
il rinfresco siamo tornati alla fonte dove abbiamo atteso
l’eclissi. Aspettavo qualche segno dai cavalli, invece
hanno assistito impassibili all’evento naturale senza
subirne influssi.I
marciatori si sono diretti verso Chiauci, noi abbiamo proseguito
il tratturo fino a Civitanova. La macchia tra Pescolanciano
e Chiauci ha invaso il Tratturo e sta chiudendo la transitabilità.
A Civitanova del Sannio ho incontrato, nella sua bottega di
artigiano, ‘mast Michele
che, in occasione dell’incidente capitatomi l’anno
scorso, mi regalò un coltellino fatto da lui che io conservo
e lo mostro ogni volta che attraverso il paese. Siamo andati
incontro ai marciatori che scesi da Chiauci dal vecchio sentiero
ci hanno raccontato dell’ospitalità dei cittadini
di quel paese. Anche a Civitanova siamo costretti a saltare il
rinfresco perché è stato preparato nei pressi della
Chiesa madre e i cavalli non sono potuti entrare nella piazza
antistante. A Chiauci si è pranzato a suono di sagne
e fagioli. Peccato!Scendiamo e risaliamo lungo il Tratturo dal Fiumarello fino
a Faito dove ci ospitano gli Ospiti della Casa famiglia con prodotti
confezionati da loro. Ripartiamo appena dopo e arriviamo a Duronia
dove sfiliamo, in testa i cavalli, prima della celebrazione della
Santa Messa. Sistemiamo momentaneamente i cavalli e cominciamo
a caricarli per portarli nei loro ricoveri.Ore 10 di lavoro, Km 40.
PERCORSI KM. 175
Ringrazio
per la loro compagnia, esaltando la loro educazione finalizzata
al rispetto dei cavalli, utili compagni di viaggio, in particolare
e all’ambiente attraversato,
in generale, Armando Berardo, Carlo Berardo, Felice Colantuono,
Marino Di Pinto, Marco Berardo, Alessio Berardo, Sonia Di Pinto,
Fabio Mastronardi e il piccolo Matteo Berardo.
SALUTO
DA QUESTO DIARIO TUTTI GLI ORGANIZZATORI, IN TESTA GIOVANNI
GERMANO, RINGRAZIO PER QUANTO HANNO FATTO E FARANNO PER
LA VALORIZZAZIONE DELL’AMBIENTE MOLISANO, RENDENDOMI,
AL PROPOSITO, DISPONIBILE PER I FUTURI ANNI, PER APPORTARE
IL MIO CONTRIBUTO ALLA CRESCITA DI “CAMMINA MOLISE” PER
LA VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO MOLISANO.
Lino Mastronardi |