L'ITINERARIO
(a cura di ENZA
SANTORO REALE)
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ALBUM
(a cura di ALFREDO
CIAMARRA e GIANFRANCO ZERBESI)
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E' Petrella Tifernina il punto di raccolta degli ardenti marciatori,
freschi di energie, ricchi di aspettative, determinati ad ogni
fatica che il sole di un agosto particolarmente torrido e le impervietà
dei sentieri comporteranno.
Già pronti gli alacri organizzatori trasportano scatoloni,
prendono posto ai tavoli allineati e vigilano perché tutto
sia regolare; assolvono i loro compiti con leggerezza, trovando
la risposta giusta alle domande impertinenti e, in modo naturale,
senza segni di stanchezza e di tensione, svolgono l'ultima parte
di un lavoro preparatorio lungo e complesso che si può
immaginare, ma che solo pochi conoscono nella realtà.
Le magliette verdi sono indossate, la tracolla di tela bianca
è sulle spalle e qualcuno, impaziente, non tollerando indugi,
si avvia verso il paese, ma lo stop degli organizzatori petrellesi
rivela la volontà di fare effettuare un percorso ordinato,
in compagnia della guida, secondo tempi e modalità prestabilite.
Il
gruppo bandistico locale dà il benvenuto ai marciatori
con il gioioso coinvolgimento di motivi vivaci e, dopo il saluto
del Sindaco, ha inizio la nona avventura di 'Cammina,
Molise!'.
Petrella
è un paese vivo che nell'ordinato assetto urbano, nella
vivacità delle iniziative rivela un benessere diffuso e
denota la dignità dei cittadini che animano la piccola
realtà, unendo alla laboriosità del quotidiano la
gioia di stare insieme, riservando alle varie fasce di età
spazi di aggregazione e di divertimento curati dalle diverse Associazioni,
dalle giovani energie della pro-loco e dalla carica di vitalità
e simpatia del Sindaco e dell'Amministrazione Comunale. Una condivisione
di intenti che lega i cittadini all'Amministrazione, una nota
qualificante che produce effetti positivi in termini di crescita
e di benessere.
La passeggiata per le vie del borgo è gradevole: belli
i portali che conservano i segni di un'arte, quella degli scalpellini,
purtroppo al tramonto, sorprendenti le fughe visuali sugli scorci
paesaggistici attraverso le strettoie dei vicoli, interessanti
i richiami storici, che l'accompagnatrice Cinzia Tamburello, propone,
con professionalità e passione, portando l'attenzione sui
palazzi delle famiglie eminenti che si sono distinte per meriti
professionali, più che per atavico potere ereditato dai
padri.
Accattivante la mostra culinaria dell'Associazione Cuochi, il
cui promotore illustra compiaciuto i riconoscimenti ricevuti per
la prelibatezza dei suoi manicaretti; encomiabile anche l'iniziativa
di una scuola di intarsio e di icone, un modo per avviare tra
le nuove generazioni un'attività che potrebbe nel tempo
dare vantaggi; il tutto contenuto nella rispettabile struttura
di Palazzo Giraldi, che saggiamente il Comune ha deciso di acquistare
per adibirlo a centro culturale, sottraendolo all'incuria ed alla
decadenza cui sono destinati tanti altri palazzi privati molisani
abbandonati dai legittimi proprietari.
Ultima tappa del percorso la Chiesa di San Giorgio, monumento
nazionale, vanto del romanico molisano che si fa leggere ancora
nella purezza delle forme conservate intatte nei secoli.
La piazza antistante il complesso è uno spazio accogliente,
reso ancora più gradevole dagli odori della cucina tradizionale:
i sapori inebrianti si susseguono nelle bocche avide, incapaci
di gustarli tutti, così tante e così varie sono
le vivande, allineate in bella vista che, gratificando i sensi,
acuiscono l'appetito e la curiosità di conoscerne i segreti
culinari ed il valore simbolico.
Non mancano nel paese i segni del sisma che ha provocato danni,
per fortuna non gravissimi: qualche casa è puntellata,
alcune abbattute nella parte retrostante la parrocchia, una perdita
della testimonianza di una particolare tipologia abitativa - case
addossate, quasi abbracciate per sostenersi - che potrebbe trasformarsi
in risorsa, se quello slargo verrà utilizzato come punto
di sosta e di degustazione con l'incanto di un belvedere su un
paesaggio che conquista.
Breve ed agevole il percorso da Petrella Tifernina a Castellino
del Biferno sull'antico tratturo, allegra l'andatura dopo avere
gustato le leccornie petrellesi.
Castellino si apre alla vista nella sua particolare conformazione
e nella devastazione delle frane con case trascinate a valle, quasi
sospese sul pendio.
La discussione si concentra sulla frana di vaste proporzioni per
fermare la quale sono stati effettuati interventi costosi, senza
raggiungere una completa sicurezza; evidente la precarietà
del luogo che, nato come Castrum per difendere dagli attacchi armati
della valle, è oggi un Castrum indebolito che ha bisogno
di essere difeso dagli attacchi della natura ed è oggetto
di costante osservazione e di studio.
Cordiale l'accoglienza nella ridente piazza antistante il Comune,
dove il Sindaco sprizza passione per un paese che non vuole abbandonare
insieme con i Castellinesi veraci, manifestando un vincolo razionalmente
inspiegabile con una terra ostile, che tuttavia continua a stregarli.
Gioioso, all'insegna della generosità, il pranzo servito
tra il verde degli olivi, in un luogo ameno dove l'intervento di
irreggimentazione delle acque e l'impianto di un vivaio costituiscono
il vanto dell'Amministrazione Comunale che spera di aver risolto
il problema frane, almeno per un versante della collina.
La visita al centro storico sconvolge; la realtà è
terrificante per le profonde e vaste ferite del sisma: interi rioni
impacchettati e la Chiesa Madre munita da una protezione ardita
che nasconde danni gravissimi; eppure i Castellinesi ancora una
volta difendono la loro patria e pretendono che la ristrutturazione
conservi quelle abitazioni, dove sono le loro radici, la loro storia.
Tra sconcerto ed ammirazione per una cittadinanza così
determinata, si riprende il Cammino sotto un sole che asseta;
i marciatori sfidano la Natura arida per giungere estenuati, ma
vincenti alla periferia di Ripabottoni, in un'altra realtà,
feconda per le giovani energie dell'Amministrazione che si prodiga
nella riorganizzazione del paese, nell'alleviare i disagi, ma
che soffre della lentezza dei finanziamenti e dell'irrispettosità
di chi abita solo episodicamente nella terra martoriata e pretende
che tutto sia risolto da chi governa.
Dopo una pausa di rilassamento la marcia riprende verso il centro
storico con l'euforia canterina ed il messaggio corale di speranza
e di solidarietà. A mano a mano che la devastazione sismica
si presenta in tutta la sua rovinosità le voci tacciono,
l'ilarità si spegne e l'atroce vista di macerie, di case
puntellate, tante, veramente tante, di interi quartieri inagibili
dà all'animo una stretta, mentre il pensiero ricostruisce
gli attimi terrificanti della distruzione.
Un paese prostrato che, tuttavia, ha trovato la forza di sopravvivere
grazie alla solidale operosità dei soccorritori. 'Via Lombardia
' si intitola una strada del nuovo villaggio di prefabbricati,
perché sono stati i soccorritori della Lombardia a garantire
tempestivamente una condizione di vivibilità ed a portare
valore aggiunto alla cittadinanza, coinvolgendo i giovani con
un esempio salutare di efficienza e di alacrità operativa.
Le parole dell'Assessore esprimono amarezza per ciò che
si è perduto soprattutto tra le testimonianze artistiche
e manifestano riconoscenza profonda per chi ha dato un sostanziale
aiuto materiale, nonché uno stimolo edificante a cooperare
con intelligenza per la rinascita.
L'accoglienza si svolge nella mega-sala di un ex-albergo troppo
grande rispetto alle richieste, troppo audace per le spese di
gestione; il Comune l'ha sottratto all'abbandono, requisendolo
per ospitare gli sfollati ed intende acquistarlo per trasformarlo
in casa di riposo.
Controcanto delle distruzioni, la cui immagine è fissa
nel pensiero, è la speranza di rinascita, ispirata da una
generazione fresca e dinamica che gestisce la serata così
come per mesi ha gestito l'accoglienza degli ospiti terremotati.
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Copyright:
A.C. "La Terra"
Editrice
de
la
vianova,
periodico molisano di informazione, ed organizzatrice della
manifestazione naturalistica e socio-culturale
cammina,
Molise!
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