Tavenna, sviluppatasi su un costone di 550 m s.l.m.degradante a valle, si fa ammirare nel contesto agrario ben curato, nelle risorse boschive, nell’agglomerato urbano che fa corona intorno allo svettante campanile della Chiesa Madre, Santa Maria di Costantinopoli.
Il toponimo Tavenna viene citato per la prima volta nel XII secolo nel “Catalogo normanno dei Baroni” nella forma al plurale Tavennas, quando il feudo probabilmente era costituito da più casali sparsi nel territorio; anche nelle decime pagate alla diocesi di Termoli compare nel XIII e XIV secolo il toponimo Tavenne. In documenti del XVII secolo è nominato come Casale Taverna ovvero Casale di Tabenna. E da Tabenna è facile il passaggio a Tavenna. In lingua slava il toponimo era "Tavèla".
Nel periodo di reggenza feudale Tavenna seguì le sorti di Palata, assegnata alla famiglia Ionata, fino al 1506, quindi agli Orsini, ai Brancamonte, ai Toraldo e infine, dal 1699 sino all’eversione feudale, appartenne alla famiglia Azlor Pallavicino Zapata.
Probabilmente verso la metà del XVI secolo l’attuale nucleo abitativo si formò con l'insediamento di popolazioni slave autorizzato dagli Aragonesi. Esse si integrano nella comunità e vi restarono a lungo, conservando la propria lingua.
E’ ancora leggibile sul prospetto della Chiesa Madre l’iscrizione “Illirici Gens cara deo me extollere” ; la parlata slava era viva nel XVII e XIX secolo, come confermano alcuni studiosi ed il censimento del 1861 Oggi Tavenna slava ha perduto ogni legame con le origini, nessun ricordo della lingua, e delle tradizioni. Probabilmente la forte emigrazione dei Tavennesi registrata agli inizi del XX secolo e diretta verso le Americhe ha sgretolato la compattezza del gruppo ed insieme con gli anziani si è spenta anche la lingua.
Monumenti
Chiesa parrocchiale di Santa Maria di Costantinopoli1770 -1773 Ad una sola navata, con decorazioni a stucco, comprende quattro altari oltre all'altare maggiore dedicati a santa Maria del Rosario, al Corpo di Cristo, a San Giovanni Evangelista e a Sant'Antonio da Padova.
Convento di San Pietro di Montelateglia: monastero benedettino sorto nell'VIII secolo con monaci probabilmente provenienti dall'abbazia di Montecassino; fu ricostruito nell'XI secolo, forse in seguito ad un terremoto ed acquistò importanza nel XIV secolo anche come nucleo abitativo; in seguito decadde ed il villaggio venne distrutto dal terremoto del 1688.
Chiesa dell'Incoronata, inaugurata nel 1707, di proprietà della famiglia Drusco, conserva le tele che ornavano gli stalli del coro, statue in legno di San Vito e di San Luca e cornici barocche.
Nella Chiesa di San Nicola di Bari, si svolge la veglia di preghiera nella notte tra il 10 e 11 maggio.
Impossibilitato a partecipare il primo giorno, che i camminatori mi riferiscono essere stato molto gratificante, mi aggrego alla comitiva dal secondo giorno in poi.
Partiamo per Tavenna, piccolo centro abbarbicato su un colle ameno dove troviamo dei tavoli imbanditi utili a rifocillarci per la fatica del cammino fino a Montecilfone .
Posiamo per la foto di gruppo davanti al sagrato della chiesa di Tavenna dove rivedo una foto di un volto familiare, quella del parroco locale morto da poco e che avevo conosciuto ed apprezzato in un convegno ecclesiastico giovanile.
Lungo il viale notiamo davanti ad un a casa una interminabile mostra di piante grasse esotiche che ci insuriosisce .
Il sole lungo la strada sterrata e polverosa, spietatamente , vorrebbe vincere ogni mio entusiasmo, ma l'"angelo custode" che ci segue col fuoristrada ci dona costantemente l'unica cosa utile per un buon e salutare cammino: l'acqua....
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Montecilfone, insediato su una morbida collina a 405 m s.l.m., gode di una visuale ampia che spazia dall’Appennino abruzzese, al contesto collinare, dal promontorio del Gargano al Mar Adriatico ed alle Isole Tremiti.
Il clima mite, la vantaggiosa posizione geografica, la fertilità del terreno consentono un certo benessere ad una popolazione che, nonostante il fisiologico decremento della popolazione molisana, mantiene un’accettabile tenuta demografica.
Il nome, di probabile derivazione longobarda, è documentato nei Regesti Angioini come Montem Golfum, Castri Gijphoni, Montis Zilfoni. L’attuale Montecilfone, attestato già nel 1608, ha la variante arbёresch MUNXHUFUNI Nel secolo XV era compreso nella contea di Montagano, successivamente, connessa con l’Università di Guglionesi, fu sotto il dominio dei Caracciolo e dei d’Avalos.
Dopo il terremoto del 1456 che decimò e disperse la popolazione, per concessione dell’Università di Guglionesi, intorno al 1508, il territorio fu ripopolato da una colonia albanese che si integrò nel paese, conservando lingua e tradizioni della patria di origine.
Segue poi la sorte di tutti i paesi molisani sotto il governo dei vari feudatari.
Il lungo periodo feudale non ha invero giovato alle comunità Molisane e sono significative le annotazioni di Francesco Longano nel testo Viaggio per lo contado di Moliseedito nel 1786.
A proposito del territorio di Montecilfone e Montenero Francesco Longano così si eprime: “Il terreno, oltre al grano e grano d’ India, e altri semi frumentacei, sarebbe suscettibile d’Uliveti. Ma per la negligenza degli abitatori questo genere di coltivazione all’intutto si trascura. L’arte di ben coltivare non si conosce. Gli abitanti non ci hanno nessuna proprietà, perché tutto e feudale. Onde devon essere poveri. E’ il periodo in cui, per una politica non lungimirante, nel basso Molise si tagliano indiscriminatamente i boschi, per incrementare la coltura del grano e soddisfare le richieste del Regno di Napoli, con il beneplacito dei ricchi possidenti terrieri, nonostante gli appelli degli studiosi illuministi, tra cui Longano, che auspicavano una più equa distribuzione delle terre e colture meglio organizzate e più redditive.
Dopo anni l’auspicio del Longano si è realizzato; infatti, oggi, accanto ad estese colture di cereali sono ben visibili piantagioni di olivi, viti ed alberi da frutta favorite dal clima temperato e vanno prosperando le aziende agro-alimentari... (continua)
....Ma questa non basta per vincere la fatica. Occorre che ci sia unità di intenti nei partecipanti pervenuti da tutta Italia, e tanto, tanto amore per la natura.
L'unità di intenti è quella che il tenace Giovanni Germano grida al megafono per tutti i borghi e paesi molisani attraversati da Cammina Molise: riscoprire le piccole realtà interne per " una testimonianza di attaccamento alle proprie origini, un modo diverso di promuovere un turismo alla ricerca di tradizioni e dei valori culturali ad esse legati ed un modo diverso di riscoprire un territorio con i suoi valori paesaggistici."
La prima caratteristica del gruppo avvertita nei paesi attraversati è quella della gioia manifestata nei canti popolari mediante l'ausilio di un semplice organetto e un flauto.
In coro, appena si scorge una bella donna al davanzale di una finestra o una semplice vecchietta, le si "onora" con una simpatica esclusiva serenata. Non capita tutti i giorni di ricevere tale simpatico omaggio da un centinaio di sconosciute persone sotto il proprio balcone o ballatoio....
Accogliente, grazioso, Guglionesi si erge a 369 m s.l.m. su un ampio panorama; guarda a sud la valle del Biferno ed il lago di Guardialfiera tra le colline degradanti dolcemente verso il mare, a nord l’Appennino abruzzese con la Maiella ed il Gran Sasso, ad ovest il massiccio del Matese. Attraversato da due tratturi è stato fin dall’antichità centro strategico ed economico di grande rilievo.
Il nome, attestato come Collenisio, poi Guillonisi e quindi Guglionesi, dà ancora oggi adito ad incerte interpretazioni etimologiche.
Vari ritrovamenti archeologici attestano una storia antica legata ai Frentani ed ai Romani. Di particolare vitalità il periodo medioevale e moderno, quando il territorio diventa scenario di contese tra Longobardi e Normanni, tra Angioini ed Aragonesi, mentre gli insediamenti monastici, tra cui l’ordine dei Benedettini, dei Francescani e quello dei Cavalieri di Malta, garantiscono ai cittadini protezione, lavoro ed un discreto benessere economico.
Diventa poi feudo di proprietà delle varie Famiglie nobiliari che si avvicendano: i de Capua, fino al 1602, i da Ponte, e quindi i Caracciolo e i d’Avalos. Dopo l’eversione feudale è partecipe delle vicende del Regno di Napoli e delle problematiche del Meridione.
Percorrendo la tangenziale di Termoli è ricorrente l’insegna che indica la direzione ‘Guglionesi ‘ per cui spontanea nasce l’esclamazione “tutte le strade portano a Guglionesi!!!”, mentre si fa pressante il desiderio di approfondire la conoscenza geografica e storica di un toponimo tanto ricorrente ed imboccare una delle strade per scrutare che cosa rende ed ha reso nel passato importante la cittadina.
A guardare il grafico dell’Istat si constata che il calo demografico non è così vistoso come per molti centri molisani; il motivo è probabilmente da ricercare nella posizione geografica e nella situazione economica... (continua)
....Qualcuna si ritira per timidezza, qualcun'altra dal luccichio degli occhi tradisce vera emozione. Tutte ne parlano compiaciute ai vicini subito dopo il passaggio del caloroso ed euforico gruppo canoro.
Visitato il ridente paese di Montecilfone e rifocillati dagli operatori della locale pro Loco si passa ai balli e divertenti "maitunate".
In serata giunti a Guglionesi incontriamo la popolazione festante per la notte bianca. La cittadina ci stupisce per i suoi importanti monumenti: un museo con antiche testimonianze sannite e romane e la cripta della chiesa di S. Nicola e la omonima chiesa romanica dell'XI secolo
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