San Giovanni Lipioni su un poggio di 563 m s.l.m., si affaccia a nord del fiume Trigno. Il suo territorio si estende per 8,67 Kmq, su un area di media collina, con un numero di abitanti che decresce anno dopo anno.
Le origini sono incerte, ma con buone probabilità fu abitato dai Sanniti Pentri. ed occupato poi dai Romani dopo la conquista del Sannio. Valida testimonianza è il ritrovamento, avvenuto nel 1847, di un ritratto virile di bronzo del III secolo a.C., conservato attualmente nella Bibliothèque Nationale de France.
Nel XVII secolo fu feudo del duca Giovanni Caracciolo, nel XVIII secolo passò alla famiglia Marinelli. Tra le famiglie maggiormente rappresentative del XIX e XX secolo, spicca quella dei Rossi, medici e giuristi, la cui importanza sociale ed economica si riflette nel Palazzo di
San Giovanni Lipioni vive il dramma di tanti paesi interni destinati a morire; per fortuna negli ultimi tempi sembra animarsi un certo interesse a valorizzare le risorse naturalistiche e quelle storico-architettoniche. La prospettiva di un turismo alternativo al turismo di massa, proiettato verso il recupero di un rapporto libero e diretto con la natura, è collocabile proprio in quelle realtà, dove non si è spezzato il legame con il passato e dove il futuro può essere costruito nell’incontro tra chi ricerca il semplice ed il naturale e chi è ancora in grado di offrirlo. Quest’incontro ideale e benefico è ancora possibile a San Giovanni dei Lipioni, dove al rasserenante contesto naturale si coordina la gradevole semplicità di cibi sani, mentre i reperti archeologici attirano la curiosità della ricerca ed i sentieri /natura danno il benefico approdo ad oasi felici avvolte dalla suggestione del silenzio.
Questo offre San Giovanni, ma questo offrono anche tanti altri paesi molisani ed abruzzesi, la cui carta vincente è basata sulla consapevolezza che la loro ’povertà’ è traducibile in ricchezza, che il loro isolamento è la chiave per riconquistare la libertà di vivere in modo semplice ed autentico.
Tra gli edifici di valore storico architettonico:
La Chiesa di S. Maria delle Grazie si eleva sulla parte più alta del Paese; edificata su un preesistente tempio pagano intorno al 1650, è stata restaurata tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo.
Attiguo alla Chiesa di S. Maria delle Grazie, è l'antica dimora della famiglia Rossi, contraddistinta da un imponente arco in pietra, e da un portone, con fregi.
All'interno, è ospitato un sacrario, con cimeli storici e memorie del Paese, realizzato per iniziativa del Dott. Mario Rossi.
Un'antica fontana, un tempo di proprietà del barone Marinelli oggi è un bene del comune restaurata nel 1844, come testimonia un'epigrafe celebrativa.
L'antica cappella di S. Liberata, edificata tra il XII e il XIII secolo,conserva una facciata in pietra impreziosita da un rosone a forma di croce, da due bifore.
Tra le Feste tradizionali persiste la Festa del Majo celebrata in onore dei Santi Giovanni e Liberata con processione e ghirlande di fiori (1 Maggio).
E’ una festa della primavera celebrata in modo diffuso sul territorio molisano ed abruzzese con modalità diverse, che tuttavia si incentrano sulla propiziazione per un buon raccolto: si invoca una pioggia moderata e benefica, si esaltano i fiori, primo indizio di una vegetazione florida.
I fiori, intrecciati a ghirlande, come a San Giovanni Lipioni, o a forma di un cono indossato da un uomo come a Oratino, a Fossato, a Colle d’Anchise o ad Acquaviva . Il corteo gira nel paese tra canti propiziatori , gavettoni d’acqua e degustazione di leccornie.
Il rito é ricollegabile alle feste in onore della Dea Flora e quindi al mondo italico e romano, ma anche al verde Giorgio festeggiato nei Balcani ed in tal caso avrebbe origine slava.
Il terzo giorno di marcia e si varca il fiume Trigno per visitare i paesi del versante abruzzese. A San Giovanni Lipioni il sindaco ci fa da guida al piccolo ma dignitoso borgo. Sotto un sole spietato alcune donne del paese sono intente a prepararci un lauto pranzo....
Incuneato sull’alturaa 775 m s.l.m., domina la vallata del Trigno in posizione strategica di controllo e di difesa.
Il nome più antico è Castrum Guidonum – XIV sec. -, un toponimo che ben evidenzia la funzione esercitata dalla cittadella fortificata nelle vicende militari che hanno interessato la valle, dal tempo delle lotte tra Romani e Sanniti fino agli ultimi eventi della seconda guerra mondiale.
Le testimonianze archeologiche affiorate nelle campagne di scavo – una villa romana, alcune colonne del II sec. a.C., la testa di bronzo esposta nel Museo della Biblioteca Nazionale a Parigi e rinvenuta al confine con San Giovanni dei Lipioni – attestano la vitalità del sito nel periodo italico e romano.
L’antica struttura urbanistica, i resti della cinta muraria con i supportici, alcuni stemmi dei palazzi gentilizi evidenziano una fase medioevale e moderna vissuta tra soprusi e sottomissioni, tra alleanze e scontri, con la fatalistica rassegnazione delle classi deboli alle prevaricazioni signorili. Castelguidone è oggi un paesino di 469 abitanti che non si sottrae al fatale decremento demografico dell’entroterra, ma che ha adottato delle misure favorevoli ad arginare l’esodo dei più giovani. Il Comune infatti ha investito nell’edilizia pubblica residenziale per le giovani coppie che hanno preferito stabilirsi in paese con l’esito felice che la scuola primaria e dell’infanzia ospita un consistente numero di bambini. I giovani trovano lavoro nel vicino polo industriale di San Salvo ed intanto ferve l’attività delle locali imprese artigianali che operano nell’edilizia prestando manodopera anche in terre più lontane.
L’agricoltura è il secondo lavoro. Piccoli appezzamenti coltivati ad orto ed oliveti sono una risorsa economica aggiuntiva.
Si va diffondendo intanto la convinzione di essere parte di un territorio, quello abruzzese e molisano, ricco di piccole emergenze diffuse che aspettano di essere inglobate in un’offerta turistica ricca di fruizioni nei diversi settori, dall’arte alla storia,dalle bellezze paesaggistiche al calore delle piccole comunità che conservano il segreto per trarre dalle cose semplici la ricchezza dei sentimenti.
...Alla nostra partenza alcuni abitanti vogliono accompagnarci fin fuori al paese, tra cui un anziano simpatico e malfermo vecchietto carico di galloni della Benemerita, che non disdegna tenere al braccio ben quattro belle nostre camminatrici gloriandosene verso i paesani. Senz' altro avrà aggiunto poi un altro gallone sulla sua giacca consunta . L'irta salita, che dal maneggio della valle, dove veniamo accolti e rifocillati , che porta a Castelguidone, è veramente dura, ma la compagnia di alcuni cavalieri e le chiacchiere che inevitabilmente si intrecciano fra i camminatori fanno sentire meno il peso della fatica....
Località di confine tra l’Abruzzo ed il Molise, Schiavi D’Abruzzo, arroccato su una propaggine del monte Pizzuto incisa di valloni che confluiscono nel Trigno e nel Sente, domina le vallate dei fiumi Trigno, Sente e Verrrino e, come vigile sentinella, controlla il territorio per un raggio di molti chilometri da un’altezza di 1.170 m s.l.m.
Il toponimo sembra riconducibile a Slavi/Sclavi, ma l’ipotesi che una colonia di Slavi fosse stanziata in questi luoghi dopo la fuga dalla terra di origine non è accertabile per mancanza di notizie documentate.
Il ritrovamento di reperti archeologici del periodo pre-romano, romano e medioevale testimoniano che il territorio fu abitato da tempi remoti: ospitò importanti insediamenti abitativi nel contesto sannitico ed ebbe un notevole ruolo difensivo durante le guerre contro Roma; fu produttivo nell’attività agro-pastorale durante la dominazione romana; nel periodo medioevale e moderno, condivise le sorti dei paesi del sud: dominati e protetti dal Castello e dalla Chiesa, sottoposti ai Signorotti che si avvicendavano per diritto ereditario, per nuove concessioni o per compra-vendita. (continua)
...La vista di Schiavi d'Abruzzo sull'alto cocuzzolo vorrebbe fiaccare ogni possibile entusiasmo dei marciatori, ma la tenacia dei più fa da apripista, anche se attardatoci per raccontarci la vita con alcuni compagni, ci costringe ad essere forzatamente recuperati e trasportati fino all'alta meta dal pulmino inviato in soccorso delle retroguardie. Opportuno il salvataggio perché coincidente con una improvvisa pioggerella.
La visita al tempio italico ci lascia attoniti per lo struggente paesaggio circostante, ma anche la vista panoramica notturna dal belvedere del paese ci rapisce nell'osservare mezzo Molise dall'alto dei 1250 metri dell'ospitale paese abbruzzese. In serata gran cena e grandi balli in piazza. Che simpatici i cugini abruzzesi !
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Molise!