Un itinerario per tutti attraverso la natura rigogliosa, fra formazioni di rocce e fra testimonianze di antiche attività pastorali e testimonianze storiche.
Lunghezza:km. 28
Quota di partenza: sml. 850
Quota di arrivo: slm. 750
Tempo percorrenza: ore 8
Difficoltà: per escursionisti
La prima tappa parte daFrosolone, paese conosciuto per la produzione di coltelli.
Il concentramento dei marciatori avviene in largo S. Rocco, dove avviene la punzonatura e la distribuzione dei gadget. Dopo la visita al centro storico, la partenza avviene nei pressi della stupendae monumentale fontana e lavatoio pubblico (costruita alla metà del 1800) inpietra squadrataed ornata con mascheroni, dove si raduna la comitiva inmaglia verde, nessuna volontà di riferimento alle “camicie della Padania” anche se qualche commento durante l’intero trekking ogni tanto veniva bisbigliato.L’architetto Germano, coordinatore della riuscita manifestazione, con cappello stile paglia di Firenze, sovrasta tutti (da un ripiano)e dà le ultime indicazioni e suggerimenti.
La comitiva, accompagnata da Bruno, vice presidente del CAI di Isernia,in perfetta tenuta da trekking e dalla coppia dei Michele di Italia Nostra, si mette in marcia in direzione delle alture. La camminata ha la sua prima sosta culturale alla chiesetta rurale di S.Egidio, sita a poca distanza dall’abitato. La chiesa risale agli inizi del Settecento ed è caratterizzata da una facciata con la parte terminale a curve; essa era posta al limitare di un bosco di cui ricordo l’ultimo esemplare, una quercia secolare , un maestosoalbero, solitario abbattuto perfornire legna da ardere, come si dice, per l’eremita chealloggiavanei locali retrostanti l’edificio religioso.
Si riprende il viaggio attraverso un sentiero erboso fra pascoli in cui si incontrano mandrie di vacche e dicavalli al pascolo, passando davanti a stalle in cui i pastori ancora lavorano i caciocavalli in modo tradizionale.
Le pareti rocciose, nude della montagna sonointervallate dal verde del bosco dei faggi che le conferiscono l’aspetto selvaggio del “far-west”; mandrie di bovinie cavallila percorrono confermandolela rassomiglianza.
Percorriamo pascoli di altura abbelliti da tappeti di fiori. Entrare in un denso faggeto, raccogliere cesti di profumate fragole di montagna, distendersi nella soffice erba di un prato puntellato di efelidi è ciò che ci offre l’altopiano compreso fra i paesi di Sessano, Carpinone, Civitanova del S., Frosolone e Macchiagodena.
Ancora più spettacolare è, quando, inoltrandosi fra le aspre rocce e gole delimitate da brulli e grigi massi, inaspettatamente ci si imbatte in soffici tappeti erbosi dal cui verde intenso spiccano variopinte macchie: sono le innumerevoli specie di fiori....viole,miosotis o non ti scordar di me, ciclamini, crochi, orchidee dai vari colori....
Il sottosuolo non è meno vario: i fenomeni carsici hanno lavorato e cesellato il territorio con la creazione di numerosi cunicoli, cavità e grotte...”
Qualche neosono le stalle costruite qualche decennio fa con una tipologia al di fuori delle tradizioni locali, che non risultano affatto inserite nell’ambiente;risaltano per l’aspetto esterno con muri in cui non è stato minimamente usato il pietrame come nei vecchi ricoveri o edifici,che riesce difficile da individuareperchécamuffati o nascosti fra le ”pieghe” del terreno.
Le pale dei generatori eolici che schiaffeggiano l’aria ad”Acqua Spruzza”, in alto, hanno deturpatol’aspetto, una volta incontaminato ,della zona.
A Colle dell’Orso la sosta pergustare pietanze locale presso l’ononimo ristorante: pasta e fagioli, squattone ecc.....
Il viaggio riprende ;ora il paesaggio cambia completamente; il tracciato , in leggera discesa,si sviluppa all’ombra dimaestosi e robusti faggi; più oltre, in basso si vede il “Lago di Civitanova” e sullo sfondo la catena delle Mainardele cui cime rimangono innevatesino a primavera inoltrata.
Più in làsi ammirano altre cime che assomigliano a delle piccole dolomiti, siamo in località “Le Case”,un gruppo di spuntoni rocciosi che si innalzano dal prato in pendio che, sulla destra, fiancheggia il tracciato.
Siscende verso Chiauci e Civitanova del Sannio, con un sentiero che lambisce numerosi caselle o trulli., piccoli ricoveri in pietrame a secco , generalmente dalla forma tronco-conica, testimonianza dell’attività agricola e pastorale della zona.
Quest’ambientebucolico e ben conservato, con mandrie al pascolo, prati, edifici rurali, è abbrutito improvvissamente dalla visione della diga,ormai in fase di ultimazione,alla gola di Chiuaci sul fiume Trigno;voluta solo per scopi politici e punto di forza di numerose campagne elettorali,essa realizzatacon lo scopodi portare acqua di irrigazione al vastese, ,ha distrutto completamente un paesaggio e cancellato un biotopo, ambiente unico in Italia, classificato dalla ricerca del C.N.R.. come biotopo di florarupicola,annullando una gola stupenda scavata fra le rocce, una forra selvaggia, in cui sulle ripide pareti crescevanole rare piante di falso pistacchio ed ospitava rapaci ......
....Per chi non ha frequentatonei tempi addietro queste zone può solo immaginare di rivedere la vecchia centralina con le pareti a picco, il passaggio sul fiume su un carrello appeso a funi di acciaio, le ripidi pareti ed il rumore della cascata.
Si attraversadopo Civitanova del Sannio, paese che è sito sul tratturo.Castel di Sangro....-Lucera..., di cui si può osservare in lontananzail tracciatoben delineato che sale versol’abitato di Duronia .,.chiamatoprecedentemente Civita Vecchia in contrapposizione a Civitanova del Sannio, che lo dominava con lapropria cinta sanniticaposta in posizione per controllarne un lungo tratto.
Dall’inizio della camminatail gruppo diescursionistiè passato poco distante da altre tre cinte sannitiche:..la primain località “ Civitelle”di Frosolone ,a quota 1200, con resti di mura megalitiche racchiudenti un ‘area di oltre cinque ettari; la secondaa poca distanza da Chiauci su Monte S. Onofrio e la terza a poca distanza dal nostro tracciato sulla cima di una delle pareti della Foce di Chiauci.
Scendendo fra prati coltivati,a quota750 slm , il paesaggio è cambiato ancora, dove è convenientela colotivazione dei terreni,si arriva alla fazione di Arco, una delle tante di Pietrabbondante in cui per l’occasione sventolano bandiere americane e canadesi fra maestosi trattori completi di aratri e mezzi agricoli ben addobbati per l’occasione,messi in mostra ai limiti del prato...
Siamo capitati nel mezzo della festa degli emigranti con tiro alla fune e dopo un breve saluto del Sindaco che ci ha accolto ,si termina con la solita e gradita bicchierata di vino ,produzione locale, e biscotti cottial forno a legna. |
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Siamo partiti, dopo la sveglia, verso le ore 10,30 per un giro di ispezione sull’intero massiccio di Colle dell’Orso.
Dopo essere arrivati sul lago di Carpione, io, Margherita, Elisabetta e Silvia, tre ragazze romane, ottime amazzoni, abbiamo girato a sinistra verso S. Egidio. Abbiamo incontrato tre cavalieri che risalivano dall’Acquevive di Frosolone: Felice, Peppe, Cosimo. Ritornati al campo di Colle dell’Orso, dopo essere passati per il lago dei Castrati, abbiamo consumato la colazione al sacco con Mauro e Armando intanto arrivati con i marciatori Cammina, Molise!.
E’ iniziata, così, la lunga marcia verso l’Alto Molise e verso Duronia. Ho lasciato le amiche di Roma, ripartite per Taranto, e abbiamo costituito il nuovo gruppo di cavalieri. Il cavallo di Armando, mezzo sangue arabo, portato da San Quirico, è irrequieto perché Armando è supereccitato per la partenza. Il cavallo disarciona Armando che voleva farlo “scaricare”, invece è stato scaricato. Si avvia al galoppo, spinto dalla paura, verso Frosolone. Poi con i Colantuono, intanto arrivati sul posto, viene respinto verso Colle dell’Orso dove Domenico lo cattura.
Si riparte dopo una mia lezione di comportamento. Ritroviamo il gruppo dei marciatori all’abbeveratoio delle “caselle” e proseguiamo insieme fino alla “Croce sul Tratturo”. Quindi noi ci avviamo, lungo il Tratturo Castel di Sangro-Lucera, verso Civitanova e quindi verso la CASTAGNA. Arriviamo all’Arco (Tratturo Celano-Foggia) e risaliamo verso Pietrabbondante. All’uscita del paese c’è un gruppo di ragazzi con le proprie auto parcheggiate a mezza corsia, in senso inverso. BRUNA si tira indietro e urta uno sportello semiaperto creando una depressione alla lamiera. A seguito delle lamentele del giovane proprietario scendo a vedere cos’è successo. Dopo avergli contestato la posizione irregolare dell’auto gli garantisco, comunque, che avrei effettuato la denuncia all’assicurazione, nei giorni successivi, cosa che ho regolarmente fatto.
Intanto Armando cerca, tramite telefonino, i propri parenti che sono in auto, perché ha fame e vuole mangiare i panini posti nell’auto stessa. Mi avvio con gli altri verso San Vincenzo dove siamo raggiunti da Armando e Federico che ha preso il posto del figlio di Armando, Davide.
Arriviamo alle 8,30 a San Quirico dove ceniamo abbondantemente con quanto preparato da mia moglie Concetta, veramente io arrivo per ultimo per finire di sistemare i cavalli e trovo ben poco da mangiare perché i miei compagni di viaggio per la fame hanno letteralmente divorato tutto o quasi.
La stanchezza è tanta e i cavalieri decidono di riposare nella mattinata che seguirà per ripartire verso Capracotta nel primo pomeriggio.
Abbiamo percorso 60 Km. circa.
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