Tracciato: Agnone - Villa Canale - Poggio Sannita - Salcito - Bagnoli del Trigno - Duronia
Lunghezza: km.38
Quota di partenza: s.l.m.830
Quota d’arrivo: s.l.m. 925
Tempo: ore 9
Difficoltà: per escursionisti allenati
Agnone meriterebbero una visita più lunga del solito per l’eccezionale patrimonio storico, culturale, artistico ed architettonico racchiuso entro la cinta muraria, un eccezionale scrigno in cui l’eleganza e la raffinatezza degli elementi e delle componenti architettoniche ricordano i contatti con Venezia.
Ma il tempo è tiranno e la comitiva, motivata ed interessata, ha solamente il tempo per visitare la fabbrica, ormai millenaria, di campane della pontificia fonderia dei fratelli Marinelli, che produce campane conosciute ed apprezzate in tutto il mondo. Le campane fanno sentire il loro suono in ogni contrada di ogni paese; attualmente, come ci mostra la guida, è in preparazione, in fondo all’apposita fossa, per la colata, il “Campanone” del Giubileo dell’anno 2000.
Bisogna subito ripartire perché a Villa Canale, frazione a circa 5 chilometri da Agnone, raggiungibile attraverso la provinciale per Poggio Sannita, soci dell’Associazione “Nuova Villa Canale” e l’assessore delegato attendono la comitiva. All’arrivo siamo accolti dal suono delle campane della chiesa ottocentesca dedicata a S. Michele Arcangelo e dalla popolazione eccezionalmente festosa che al ritmo delle fisarmoniche, invitano alla danza; per i più tranquilli, ed in particolare per il gruppo dei giovani, che si prolungano nel baciare il terreno, c’è ad attenderli una tavolata con pane di casa condito con pomodori e con olio locale, il famoso olio prodotto anche a Poggio Sannita, che dalla zona veniva portato ai paesi più alti attraverso la via degli ogliaroli che raggiungeva Capracotta..
Villa Canale è un borgo, una volta molto più popoloso, a quota 750 disteso sulle pendici del Colle Pulito in posizione assolata ed amena, caratteristiche che si possono appieno apprezzare proseguendo lungo la provinciale da dove il borgo appare con le case incastonate fra un bosco di querce e terreni coltivati a valle; subito fuori dell’abitato la fontana in pietra può sopire la sete di che non gradisce il vino.
Anche questa è una giornata calda; ma non si soffre la sete perché i rifornimenti sono sempre puntuali e disponibili, ed il percorso, il più lungo dell’intera manifestazione, più che altro è reso difficoltoso per i piccoli malanni che iniziano a farsi sentire ai piedi di qualcuno.
La prossima meta è Poggio Sannita che si raggiunge osservando sulla sinistra il territorio della provincia di Chieti al di là della vallata del Torrente Sente che nasce poco sopra, a Castiglione Messer Marino e separa le due provincie e le due regioni. Sul versante abruzzese, oltre Castiglione è visibile Schiavi d’Abruzzo, ricco di reperti e testimonianze di epoca sannitica.
Poggio Sannita, già Caccavone sino all’anno 1922, sito a quota 705, è un paese di oltre 1200 anime, si distende su un crinale da cui si può osservare la parte finale del Fiume Verrino e la confluenza con il fiume Trigno. Ha un territorio ricco di testimonianze preromane; di origine antichissima, i primi insediamenti nel territorio si fanno risalire addirittura all’età del bronzo, mentre l’attuale abitato ha origine nella metà del IX secolo. Testimonianza di epoca preromana è la tomba, ricavata in una roccia del condottiero sannita Ovio Paccio. La posizione assolata permette le coltivazioni dell’olivo e della vite; a metà ottobre la sagra dell’uva è data di attrazione sicura.
Si attraversa il centro storico, passando innanzi al palazzo ducale di fattezze rinascimentali e poco distanti dalla chiesa di Santa Vittoria del XVII secolo, scendendo e ritornando verso la zona delle attrezzature pubbliche nella parte bassa del paese.
Si abbandona il territorio comunale in località Castel di Croce-Macchiabovino, per entrare in territorio abruzzese e dirigersi verso Salcito, che appare proprio di fronte, separato dalla vallata del Trigno, e situato sul cocuzzolo da cui spicca il campanile della chiesa.
E’ un sentiero che si dirige verso il fiume e che ho scelto con preoccupazione per il guado, non perché difficoltoso, ma per eventuali problemi che avrebbe potuto procurare l’abbigliamento disponibile.
Il tracciato è comunque facile, si snoda prima in falso piano, lungo una strada interpoderale che segue il versante del colle per poi proseguire in discesa fra prati in fiore e terminare con un sentiero in picchiata, fra prati in cui è stata effettuata la mietitura del grano.
Il gruppo si allunga per centinaia di metri offrendo uno spettacolo unico e suggestivo di una lunga scia verde che si muove ondeggiante lungo i bordi dei campi contrapposta al colore giallo della “ristoccia”.
E’ una piacevole discesa che conduce i primi sul bordo di un costone breccioso affrontato con la sola attenzione per non scivolare ed arrivare all’ampio greto ciotoloso del fiume che qui scorre placidamente.
I primi sono già in acqua, qualcuno si rinfresca completamente, richiamano a voce i compagni ancora in alto sulla collina, attardati dall’amenità e tranquillità del posto. Per un poco ci si sofferma lungo le sponde candide, in fondo, in direzione del mare visibili i paesi del basso Trigno. Ho già avuto modo di percorrere l’intero tratto del fiume dalla sorgente, in più riprese sino al mare, ed ho scelto questo posto per guardare il fiume perché in corrispondenza dello svincolo per il paese di Salcito.
Si rende, però, necessario risalire il costone opposto per guadagnare tale svincolo che ci permette di sorpassare senza pericolo la fondovalle e per risalire; una pendenza che si fa sentire, attraverso un sentiero che inerpicandosi incrocia la strada più volte sino alle porte dell’abitato.
Salcito, 770 abitanti, a quota 700, è un paese, come ricorda il Sindaco, Domenico Di Giorgio, un arzillo ottantenne, che tempi addietro e sino agli anni del dopoguerra, disponeva di varie pompe di benzina, banca e numerosi esercizi commerciali. Ora che c’è il collegamento stradale veloce non si è riusciti a fermare l’emorragia dei residenti, soprattutto verso Roma, come molti dei centri limitrofi, ed a conservare i servizi.
Si fa la visita al centro storico fin sulla cima, dove ci raccontano dello sconvolgimento che separò una parte del paese e da dove, dal piazzale della chiesa, si domina tutto il corso del medio e basso Trigno e si evidenziano i caratteri e la maggior parte delle inutili opere per “regolarizzarne” il corso rovinato e reso pericoloso per le stesse opere ad hoc realizzate soprattutto per gli enormi prelievi di materiali in alveo.
Considerazioni personali che bisogna lasciare per apprestarsi a consumare lo spuntino offerto e riprendere il viaggio verso Bagnoli del Trigno. Il tracciato è pressoché pianeggiante, si incrocia il tratturo Celano-Foggia in località Colle della Liscia che sale da Sprodasino, ed il gruppo vi giunge sul tardo pomeriggio. Anche se le giornate sono lunghe bisogna ancora arrivare a Duronia in compagnia dei ritrovati cavalieri.
Duronia, chiamata Civitavecchia fino al 1875, è stata identificata da molti studiosi con la “Duronia urbs” sannita, citata da Tito Livio nel Libro X delle Storie. Notevoli sono i resti archeologici rinvenuti sulla Civita all’interno delle fortificazioni sannitiche. Altri siti archeologici (una decina) sono stati identificati nel decennio scorso dal locale Archeo-club all’interno dell’agro comunale. Duronia con i suoi 925 metri s.l.m. è il paese più alto, dopo Cercemaggiore, della provincia di Campobasso. Bellissimo il panorama (una visuale che spazia a 360 gradi) che si può ammirare dai tre colli (la Civita, la Terra e la Montagnola) che costituiscono l’acrocoro, attraversato dal tratturo Lucera-Castel di Sangro, che in questa zona presenta i tratti meglio conservati
Duronia è il paese d’origine di molti dei camminatori, compagnia veramente disciplinata e piacevole da frequentare, ed in paese fervono i preparativi per l’accoglienza con gente in attesa lungo il percorso o che sfida le impervie balze del colle San Tommaso.
E’ ormai sera quando con grandi applausi il gruppo spunta nella parte alta dell’abitato dove l’intera cittadinanza si è radunata; commovente e sentita la funzione religiosa officiata da Padre Antonio Germano, missionario in Bangladesh, che ha fatto parte con discrezione del gruppo dei marciatori l’ultimo giorno. I marciatori sono stati poi accolti dalla popolazione in una grandiosa festa che si è snodata tra piazza S. Rocco e piazza del Monumento, dove sono stati offerti “squattone”, pasta e fagioli, prodotti tipici e vino a volontà. Ha chiuso la manifestazione il recital di Pierluigi Giorgio e Benito Faraone. Le residue forze sono state spese in balli tradizionali a suono di fisarmonica ed organetti fino a notte fonda.
CONCLUSIONI
A conclusione delle descrizioni delle 4 tappe, ritengo doveroso e piacevole ringraziare lo staff organizzatore (Alfredo, Domenico, Michele, Poleggi, etc) e l’amico Giovanni Germano, della cui pazienza ho in parte abusato, per la fiducia accordatami per l’individuazione di un sentiero che avevo proposto in precedenti incontri.
E’ stato piacevole camminare all’interno di un gruppo e prendere atto della voglia di camminare e della affiatatezza dei marciatori. Un riconoscimento doveroso va ai soci dell’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia, capeggiati dai professori Cirino e Lucarelli, che durante la lunga camminata ci hanno “insegnato” il territorio. Ammirazione per le riservate figure di anziane marciatrici e dei settantenni dalle energie inaspettate che hanno gentilmente fatto diniego ad aiuti volendo portare a termine con le proprie forze la camminata.
Penso, anche se non si è potuto rispettare il programma, che avevo tracciato così come prospettato nella fase preliminare dall’Arch. Germano, sia per i motivi già precedentemente illustrati che per altri sorti in modo contingente, di avere proposto un tracciato, che secondo gli scopi della manifestazione, permettesse di visitare luoghi a volte sconosciuti e poco noti alla maggior parte dei partecipanti, di prendere contatto con la realtà delle popolazioni locali. Se non sempre è stato scelto di praticare sentieri, comunque sempre si sono potute apprezzare zone incontaminate dell’altissimo Molise.
Grande è stato lo stupore per lo spettacolo della riserva M.A.B. di Collemeluccio, un ringraziamento al direttore dott. Pagano oltre che ai gentili forestali, la fatica ma il piacere di passare attraverso un ambiente selvaggio come il bosco al di sotto di Monte Campo e Monte S. Nicola prima del guado Cannavicella, il tutto senza trascurare i tanti piccoli monumenti disseminati lungo i tracciati.
Mi sono reso conto come sia necessario operare per la sentieristica, evitando il rischio di creare la moda del camminare senza apprezzare, o anzi imbrattando e disturbando la quiete, e come gli interventi debbano essere proposti solo con un’accurata visione della situazione dei luoghi.
Il desiderio di percorrere sentieri non deve poi spingere a frequentare zone che vanno preservate o a portare indistintamente masse di aspiranti camminatori in luoghi dal delicato equilibrio o alla ricerca di sensazioni momentanee.
Bisogna prima di tutto educare gli aspiranti, soprattutto bisogna inculcare la coscienza ecologica e ripeto, come diceva Teresio Valsesia, “fa più danno all’ambiente uno scostumato che 500 camminatori educati”. Ciò l’ho verificato con il gruppo di “Cammina, Molise! ‘97” che ha dimostrato un alto grado di sensibilità nel rispettare i luoghi attraversati.
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MERCOLEDI’
13.8.97
Silvia è partita con la sua Regina e con Nicola ben presto lasciandoci in otto. Magnifica giornata. Ci avviamo per l’ultima tappa. Il percorso è: San Quirico, Tratturello Castel del Giudice-Sprondasino, Agnone, Valle San Lorenzo, Strada delle Macchie, Strada Scucchi, Villacanale. Qui abbiamo ripreso, alle 11, il resto dei marciatori che stavano facendo colazione con la bruschetta.
Dopo una breve sosta ripartiamo con i marciatori fino al bivio della “FASCIANELLA” in agro Poggio Sannita. Da qui riprendiamo il Tratturello Castel del Giudice Sprondasino, fino a Sprondasino. Qui, dopo la sosta per il pranzo (Concetta ci ha cercato inutilmente, finché con una telefonata, l’ho guidata fino al nostro punto di sosta), abbiamo fatto il bagno ai cavalli. Sarà stato il caldo, l’entusiasmo di essere con veri cavalieri di campagna, l’acqua limpida del Trigno, ma non ho saputo resistere: con Ebano fermo con circa 1,30 mt. Di acqua che lo ricoprivano fino alla sella, sono salito sulla sella e mi sono tuffato vestito, per due volte. E’ stata una cosa eccezionale che da tempo avrei voluto fare. I miei compagni erano stupefatti e divertiti, sono rimasti simpaticamente colpiti da questa scena che si vede solo in certi films. Ebano è stato bravissimo. Il portafogli era completamente bagnato, il telefonino è andato in tilt. Purtroppo Domenico non ha fatto in tempo ad avvisarmi che avevo il marsupio con tutte le mie cose.
Siamo ripartiti per Bagnoli del Trigno lungo il Tratturello Sprondasino-Pescolanciano. A Bagnoli, in attesa che arrivasse il resto della carovana da Salcito, mi sono spogliato per asciugarmi e ho appeso tutti i vestiti ai rami di un albero, tranne i pantaloni, ho messo gli stivali e le calze al sole. Abbiamo aspettato i marciatori e siamo entrati insieme a Bagnoli. I cavalli davanti, i marciatori dietro. Lungo il corso di Bagnoli, appoggiato alla spalla di Peppe, mi sono messo in piedi sulla sella con Ebano al passo.
Poi, dopo circa un’ora siamo arrivati alle pendici delle rocce di Duronia. La scalata è stata dura, ed è durata mezz’ora. Qui c’era gente ad accoglierci. Mi hanno offerto un bellissimo mazzo di fiori che poi ho regalato a Concetta. Ho ringraziato facendo impennare Ebano per tre volte di seguito. La scena, per il panorama, il crepuscolo e il clima che si era creato, è stata bella e commovente, carica di sensazioni fortissime.
Ci siamo quindi avviati, con Armando, Mauro, Domenico (chiamato simpaticamente da Armando “Ming d Turella”), verso i Valloni dove abbiamo sistemato i cavalli nella casa rurale di Armando. Siamo risaliti a Duronia per mangiare qualcosa e sentire la bella esibizione di Federico con la bella fisarmonica presso la palestra della locale scuola media. Bravi a ballare sono stati Felice e la moglie.
C’è stato in precedenza un dibattito piuttosto acceso tra il Sindaco di Duronia e i partecipanti alla marcia, che contestavano l’assenza dell’Amministrazione nell’organizzazione della manifestazione.
Poi, Domenico ed io, siamo tornati, dopo mezzanotte, ai cavalli e abbiamo dormito nel monolocale della villetta di Armando in attesa dell’alba.
Abbiamo percorso 50 Km. circa.
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