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MA
IL MOLISE HA CAMMINATO?
di
Piergiorgio Acquistapace
12 settembre 1998
(Castropignano)
CB
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MA IL MOLISE HA CAMMINATO?
Ho
partecipato a "Cammina, Molise!" nel
'96 e nel '98 con la motivazione principale di testimoniare
che non si vive di sola automobile e che c'è un
modo di viaggiare più rispettoso dei ritmi
umani naturali e delle risorse ambientali e più adatto
ad una reale conoscenza del territorio, delle comunità locali,
dei beni culturali, storici, archeologici.
Cresce
il numero di persone che come me vogliono andare
a piedi o in bicicletta o a cavallo. Due anni
fa scrivevo, in sostanza, che anche i "pazzi" vogliono
il loro spazio, e questo può portare sviluppo.
Oggi dico che i pazzi non siamo noi, ma sono quelli
cosiddetti "normali" che fanno di tutto
per sacrificare l' ambiente e la salute umana al
dio automobile e al dio denaro: e che considerano
questo come l' unico modo possibile ed auspicabile
di condurre l' esistenza.
Cosa è cambiato
in tre anni? Il Molise ha camminato almeno un
poco? E l' Italia? Direi proprio di no.
Mentre
camminavo per sentieri e stradine, in gran
parte d'Italia bruciavano dolosamente boschi
ed aree protette; anche a Guardiaregia. Le
città soffocavano
per il caldo innaturale e per gli alti livelli di
inquinamento da traffico. Nel Molise si litigava
per le poltrone e per i miliardi collegati al Patto
per il Matese (proprio dove camminavamo noi). I parlamentari
molisani, anche quelli "dei Valori" (ma
quali? i miliardi?) chiedevano al Governo autostrade,
trafori, nuove Bifernine, superstrade nel Parco d'
Abruzzo. Qualcuno preparava progetti di devastazione
definitiva dei tratturi, dopo la diabolica legge
regionale che non solo condona gli scempi e gli abusi
passati ma autorizza anche la svendita di aree tratturali,
con conseguente prevedibile distruzione di quello
che pomposamente è stato chiamato "Parco
dei Tratturi". Nei due mesi precedenti la camminata,
in quel di Agnone un raduno di fuoristrada passava
quasi per giornata ecologica, mentre una vera domenica
ecologica a pesca veniva rovinata dall' ennesimo
avvelenamento del Fiume Biferno; una settimana dopo "Cammina,
Molise! '98" il mare di Termoli si riempiva
di alghe, vermi bianchi e detriti, a dispetto della
bandiera blu. Ancora: quasi tutti i comuni attraversati
dalla camminata '98 non hanno neanche iniziato la
raccolta differenziata dei rifiuti e molte discariche
sono state ben visibili dal percorso della manifestazione,
né a tutt' oggi Provincia e Regione sembrano
intenzionati a risolvere il problema. L' elenco dei
problemi potrebbe continuare.
Camminando,
dunque, sempre più mi convincevo
che l' unica modifica della Costituzione dovrebbe
essere all' art. 52: "La difesa dell' ambiente è sacro
dovere del cittadino". Non bastano le chiacchiere.
Qualche sindaco si è imparato persino la celebre
frase di un Capo indiano d' America: "la Terra
ci è stata data in prestito per i nostri figli";
ma ha dimenticato che NOI, bianchi europei,
abbiamo distrutto il territorio e la grande civiltà ecologica
degli indiani; e li abbiamo sterminati; e continuiamo
così in tutti gli angoli della Terra, con
la presunzione che il nostro modello di pensiero
e di vita fondato sui mostri tecnologici sia l' unico
possibile. Basta raccomandare ai cittadini di depositare
i rifiuti negli orari stabiliti; guai a dire di ridurre
i rifiuti, di recuperare, differenziare, riciclare.
I
sindaci (non tutti) ci salutano al passaggio,
qualcuno con distrazione e confondendoci con
altri, tanto da scoprire lapidi che non ci
riguardano; la Regione e la Provincia patrocinano,
ma i problemi ambientali si aggravano, perché le
vere intenzioni sono altre. Il rumore stabile
del cementificio, anche di notte; i corsi d'
acqua inquinati già presso
la sorgente; le bottiglie di plastica usa e getta;
il prato con i mucchi di rifiuti della serata precedente;
incendiare i parchi; aumentare il traffico privato
su gomma; le gare di fuoristrada in montagna. Ma
quante strutture ricettive sono state attivate dal
'96 ad oggi per accogliere gli appassionati di trekking?
Quante nuove autolinee turistiche? Se qualcuno dei
200 partecipanti vuole tornare per conto suo, non
nei giorni speciali della manifestazione, che cosa
trova? Deve per forza usare la sua macchina?
Allora
il nuovo cammino da fare è chiedersi:
lo "sviluppo", che roba è? Vogliamo
provare a ragionare senza più distinguere
tra sviluppo e tutela? Proviamo a pensare di (ri)costruire
un' economia, un modo di lavorare, una società,
a misura di essere umano inserito tra gli altri esseri
viventi e sull' unica Terra che abbiamo, che realizzi
un vero benessere fisico e spirituale, per tutto
l' anno e non per una, due o quattro giornate ecologiche.
A
mio avviso la scelta da fare è decisamente
politica: le associazioni culturali, sportive, ricreative,
ambientaliste, ecc. svolgono un ottimo lavoro, ma
alla fine dobbiamo decidere chi mandare nelle amministrazioni
o al Parlamento e al Governo. E allora è importante
sapere chi è dichiaratamente contrario alla
difesa dell' ambiente in nome di questo "sviluppo" insensato,
chi fa il doppio gioco o l' eco-furbo, chi cerca
il compromesso (un po' di parchi qua e un po' di
colate di cemento là, sempre in nome dello "sviluppo")
e chi invece porta avanti in tutti i settori proposte
politiche economiche culturali decisamente ambientaliste,
che sono ormai vitali, indispensabili se vogliamo
vivere, lasciar vivere e lavorare con dignità nel
rispetto di tutti; se non vogliamo, tra qualche anno,
camminare in un torrido deserto, sentendo i rumori
e respirando i fumi di un' autostrada o di un aeroporto
o di nuove fabbriche. E non è un caso che
alla fine, in una manifestazione dichiaratamente
non partitica, si sia scelto il colore verde per
le magliette...
Per "Cammina,
Molise! '99" proporrei un
più aperto confronto su questi problemi con
gli amministratori che ci ospitano, con la gente
che incontriamo, e anche tra di noi. Facciamo tappe
più brevi, dormiamo sul posto di arrivo, fermiamoci
più a lungo per conoscere a fondo i luoghi
e le persone; partecipiamo alle manifestazionilocali.
Non rischiamo di saltare le visite programmate o
i percorsi prestabiliti per stanchezza o perché è tardi.
Camminiamo più piano, per far camminare più in
fretta il Molise e l' Italia rimasti indietro, altrimenti
ricadiamo nella schiavitù devastante e stressante
del vivere di corsa di tutti i giorni, e diventa
un controsenso camminare a piedi.
Piergiorgio
Acquistapace
Portavoce
provinciale dei Verdi
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IL
MOLISE FORTE E GENTILE
di
Francesca FONIO
Galliate, 16 agosto
1998
(Termoli)
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TANTE
COSE MI SONO MANCATE
Cari amici,
la
mia partenza da Duronia è stata una
specie di fuga, imposta dalla necessità di
raggiungere l’autobus per Termoli e complicata
da piccoli contrattempi che solo la buona volontà di
alcuni di voi ha permesso di superare. Non ho potuto,
così, salutare il gruppo che era ancora
impegnato a conquistare la rocca di Duronia. Per
questo, mi sembra doveroso farmi viva ora, allo
scopo di ringraziarvi e di rinnovarvi la mia espressione
di amicizia. Approfitto di questo per fare alcune
considerazioni, che sono dettate dalla simpatia
che nutro per voi e per la vostra “causa”,
e che dovete comunque prendere per quello che sono:
una voce fra tante, una voce non qualificata che,
per giunta, viene da lontano, in senso geografico
e anagrafico.
Dico
subito che quest’anno la camminata
mi ha coinvolto, emotivamente, meno di quella dell’anno
scorso. Ho avuto la gioia di ritrovare persone
amiche e di risentimenti in sintonia con loro;
ho goduto della pace di luoghi lontani dal “rumore” quotidiano
(in tutte le sue accezioni). Ma tante cose mi sono
mancate: le faggete e le abetaie, i sentieri ombrosi
nei boschi, il piacere del cammino come momento
comunitario e comunicativo, i canti dei ragazzi
e le loro entrate nei paesi a passo di carica,
la dolce sera di Agnone, la conclusione corale
nello struggente tramonto di Duronia. Alcuni elementi
che mi hanno disturbato sono riconducibili alla
sfera puramente soggettiva, al modo personale di
vivere, di sentire, di valutare l’esperienza,
e non metto conto di parlarne. Piuttosto, dirò che
ho rivelato come una caduta di tono rispetto alla
camminata dell’anno scorso. Quest’anno “Cammina,
Molise!” mi è sembrato un ibrido tra
la gita scolastica, l’itinerario gastronomico,
il giro turistico, il pellegrinaggio parrocchiale
e l’escursione del CAI. Ed ho sentito via
via affievolirsi dentro di me la curiosità,
l’interesse, la partecipazione. Solo le parole
del sindaco di Pesche e alcuni interventi di Rocco
Cirino hanno creato dei momenti di tensione ideale,
in cui mi sono sentita parte di un progetto e di
una testimonianza.
Eppure,
l’idea che è sottesa alla
vostra iniziativa è grande, è originale, è splendida,
e non deve disperdersi, non deve scadere nella
banalità e nell’ovvietà. “Cammina,
Molise!” deve continuare ad affermarsi come
momento alto e significativo di partecipazione
e di rivendicazione, riducendo al minimo gli inevitabili
inconvenienti del suo tradursi in realtà.
Io mi permetto di esprimere sulla carta alcune
indicazioni che l’esperienza di quest’anno
mi suggerisce, e che sono del tutto personali e
contingenti.
- Le tappe dovrebbero
essere più brevi.
I percorsi potrebbero essere differenziati
(un percorso per i “maratoneti” e
uno per quelli che arrancano), ma con momenti
comuni.
- Bisognerebbe
partire presto al mattino e arrivare
la sera non oltre le diciannove, Per
consentire a tutti di rinfrescarsi e
riordinarsi prima di cena. Ci sarebbe
la possibilità di stare
insieme dopo cena e magari, una volta, di
approfondire insieme qualche aspetto
di fondo dell’iniziativa
a cui si partecipa (il programma iniziale
prevede sempre dibattiti e incontri, che
poi non si effettuano mai).
- Bisognerebbe
spiegare con chiarezza, magari la sera
precedente, le caratteristiche e i tempi
del percorso giornaliero. L’anno
scorso ci avete dato un bel pieghevole
con dei chiari profili altimetrici e
delle brevi spiegazioni; perché quest’anno
solo gli insignificanti pallini sulla
cartina verde?
- Bisognerebbe
attenersi al programma prefissato ed
evitare estemporaneità e improvvisazioni.
Certo, la vostra iniziativa non si può basare
su una rigida disciplina, e trova anzi uno
dei suoi valori proprio nell’elasticità di
comportamento, nella capacità di adattarsi
alle esigenze delle persone e dei luoghi,
nella opportunità di sfruttare le
situazioni che essa stessa viene creando
(e poi, voi siete dei ”buoni”,
e non vi vedo proprio nel ruolo di “duri”);
ma senza il rispetto di qualche regola si
rischia lo sbando.
- Last
but not least. Bisogna
chiarire con evidenza il significato e
lo scopo della camminata e creare le opportunità perché lo
stare insieme sia veramente un momento di
incontro, di conoscenza, di comunicazione,
diventi una presa di coscienza della realtà locale,
si affermi come testimonianza di una volontà comune.
Bisogna che “Cammina, Molise!” non
si esaurisca in una parata spettacolare,
ma riesca ad incidere davvero nella realtà del
territorio. Io penso che ora dovrebbe crescere
arrivando anche a proporre qualcosa di tangibile,
di concreto, che resti come inizio di un
progetto da continuare, sul piano istituzionale
e/o individuale: che so? Ripristinare un
sentiero, mettere dei cartelli esplicativi,
pulire un bosco…
Scusate se mi sono lasciata
trascinare a dare dei suggerimenti, io che
non amo e non so dare consigli e che, in questa
circostanza, sono la meno adatta a darne. In
realtà mi piacciono troppo la vostra
passione civile e il vostro modo di stare insieme,
e le mie riflessioni vogliono essere solo una
forma di partecipazione, di collaborazione,
di comunione ideale
Grazie per avermi dato una nuova
occasione per stare con voi. Saluto in particolare Giovanni, Silvana, Costantino,
Rocco, Claudio, Alfredo, Michele Manzo, Franca e il marito bergamasco, il caro
Domenico, che ci ha accompagnato all’autobus sorbendosi i nostri piagnistei,
Elio Germano, a cui auguro un soddisfacente anno scolastico e una brillante maturità.
Vi abbraccio con affetto
Francesca
Fonio
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UN
PARCO PER IL MATESE
di Silvio
VITONE
(ROMA)
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UN
PARCO PER IL MATESE
Quest’anno “Il
Cammina, Molise! ‘98”,
un trekking di carattere naturalistico e socio
culturale (e secondo me anche di carattere gastronomico)
si è svolto in gran parte sulle pendici
del Matese, uno dei più importanti complessi
montuosi del Centro – Sud, stupendo per paesaggi,
boschi e vallate.
Forse
quattro giorni (quelli del trekking) non sono
sufficienti per accostarsi ad una realtà complessa
come il Matese ed il suo comprensorio, ma alcune
idee me le sono fatte ed ho voglia di esporle qui
di seguito.
Cominciamo
con le impressioni private all’arrivo
a Campitello Matese la sera del 7 agosto ’98.
Le ombre scolpite dalla luce del crepuscolo davano
un senso di solennità e di mistero alle
imponenti cime calcaree e lo sguardo spaziando
nell’ampio pianoro alpestre si compiaceva
nell’ammirare i prati e le chiome scure dei
faggi.
Tutto
bello allora a Campitello Matese in quella
afosa serata estiva di agosto? Purtroppo no.
Non c’è bisogno di essere dotati
di una particolare sensibilità ambientalista
per capire che alberghi dallo stile veramente
tirolese e “residences”, che sarebbe
meglio definire falansteri, hanno deturpato
irrimediabilmente una località di rara
bellezza paesaggistica. Non mi è dato
conoscere il numero delle presenze registrate
annualmente in queste strutture, ma, in ogni
caso, non penso che questa sia la risposta
alle esigenze di sviluppo e di crescita economica
del comprensorio matesino.
Non
mi attardò oltre su Campitello, perché mi
sembra più utile spendere qualche parola
per i paesi che abbiamo attraversato: Guardiaregia,
Campochiaro, S. Polo Matese e Roccamandolfi.
Questi
paesi, circondati dai boschi, avvolti in un silenzio
ed in una pace, insoliti altrove nel periodo ferragostano,
mi sono sembrati come sospesi in una dimensione
senza tempo.
Eppure,
a pochi chilometri di distanza, nella pianura
intorno a Boiano fioriscono le attività tradizionali,
quali la pastorizia e l’agricoltura, ma anche
autentici attentati alla loro integrità ambientale;
valga per tutti la diga di Arcichiaro sul torrente
Quirino, a monte di Guardiaregia, che rappresenta
una ferita, non facilmente rimarginabile, inferta
allo stesso Matese.
E
veniamo ad un’altra
risorsa della zona, a mio giudizio non ancora
sufficientemente valorizzata: i siti archeologici.
In
questo caso il pensiero corre subito a “Saepinum”,
il municipio di epoca romana sul tratturo Pescasseroli – Candela.
“Saepinum” per
la monumentalità dei
reperti ed il loro grado di conservazione avrebbe
meritato da parte dei “marciatori” una
sosta più lunga ed una visita più articolata.
Il
fatto è che abbiamo dovuto fare i conti
con il caldo davvero insopportabile, i tempi organizzativi
e la lamentata assenza di una guida da parte della
Soprintendenza; la guida, pur richiesta per iscritto, è stata
attesa invano.
L’elenco
delle impressioni e delle osservazioni potrebbe
continuare, ma ritengo opportuno fermarmi e
pormi alcune domande.
Perché il
Matese non trova ancora un’adeguata
e complessiva tutela, che ne preservi gli aspetti
naturalistici, paesaggistici ed archeologici e
ne possa avviare il rilancio dal punto di vista
turistico?
Come
la protezione di montagne come la Maiella
ed il Gran Sasso è stata affidata alla
costruzione di un parco naturale, mentre questa
soluzione e questa prospettiva per il Matese
rimane ancora lontana e nebulosa? Che cosa
aspettano i Molisani dal momento che logiche
speculative (come quelle di Campitello Matese)
oggi non sono più riproponibili
a creare un parco regionale, che migliori il patrimonio
boschivo, promuova l’attività zootecnica
e recuperi il patrimonio monumentale ed archeologico,
che, è bene precisarlo non consiste solo
in “Saepinum”? Queste domande rischiano
di rimanere senza risposta perché da tempo
si parla (e si scrive) di un futuro parco del Matese,
ma nessuna concreta iniziativa fino ad oggi è stata
realizzata. D’altra parte l’area matesina
si avvia ad un processo (irreversibile?) di desertificazione
graduale; si pone pertanto l’inquietante
prospettiva di una popolazione attiva, interessata
alla creazione del parco sia sempre più ridotta.
Ed inoltre coniugare sviluppo economico e tutela,
o meglio sviluppo economico attraverso la tutela è impresa
del tutto ardua, che richiede una cultura ambientalista
oggi in Molise piuttosto carente.
Silvio Vitone - Roma
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LA
PIU' BELLA VACANZA DEI NOSTRI 60 ANNI
di
PASCQUALUCCI Bruno e Franca
(Anguillara Sabazia)
ROMA |
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LA
PIU' BELLA VACANZA DEI NOSTRI 60 ANNI
Quest’estate
abbiamo trascorso la più bella vacanza
dei nostri sessant’anni. Un nostro carissimo
amico, il signor Pietro, ci ha infatti invitato
alla scoperta del raduno di “cammina,
Molese!” e durante questi cinque giorni
trascorsi nel Molise siamo rimasti incantati
dai paesaggi incontrati camminando tra i boschi,
monti e pianure.
Abbiamo
avuto l’opportunità di visitare paesi
a noi del tutto sconosciuti i cui abitanti ci hanno
accolto con grande calore ed ospitalità facendoci
degustare le specialità locali.
In
noi c’è la speranza che il prossimo
anno si possa organizzare nuovamente questo splendido
raduno perché è stata un’esperienza
istruttiva e che ci ha fatto stare a contatto con
la natura.
Ringraziamo
ancora tutta l’organizzazione.
Bruno
e Franca Pasqualucci
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LA "CAMMINATA" E'
DIVENTATA PARTE DI ME
di ANGIOLINA
Giuditta Termoli
(CB)
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LA
"CAMMINATA" E' DIVENTATA PARTE DI ME
Caro Coordinatore,
eccomi
di nuovo a ringraziarla per il “Cammina
Molise” di quest’anno.
E’ stata
una magnifica occasione per rivederci, visitare
altri paesi del Molise e per trascorrere
camminando, un po’ di
giorni insieme.
I
paesi visitati ed i percorsi fatti sono sempre
molto interessanti, la gente locale sempre
molto gentile ed ospitale ed i sindaci o
chi per loro, molto preparati nel fornirci
notizie sui luoghi di propria competenza.
Questo
tipo di turismo mi piace molto, perché coniuga
libertà, panorami infiniti, cavalli,
tratturi e soprattutto semplicità.
Ne sono davvero entusiasta ed anzi la “Camminata” l’ho
fatta mia e non ne posso fare più a
meno.
Desidero
però offrire il mio contributo,
qualora ce ne fosse bisogno, per la preparazione
e per l’organizzazione.
Insomma
la “Camminata” deve
andare sempre meglio. Una piccola idea in
questo momento: qualche incontro serale per
scambiarsi pareri e conoscersi meglio, non
sarebbe male.
La
saluto insieme a tutti gli amici che ha modo
di vedere.
Angiolina
Giuditta
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LA
POESIA
di
MANZO Giuseppe
(Roma)
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Il
Cammina Molise,
è la
gioia di ogni paese.
La
grande e famosa ritrovata,
è la
più bella
e ricca passeggiata.
Tutti
i paesi aspettano i marciatori,
abbracciandoli
con tanti onori.
Con
piaceri e assai contenti,
incontrando
amici e parenti.
La
grande via dei Tratturi,
ci
si cammina tranquilli e sicuri.
E
ci riduce stanchezza e lontananza,
si
arriva prima alla Transumanza.
Ogni
e paese ha le sue pietanze.
E
noi con rispetti e dovere,
le
accettiamo allegramente con piacere.
Finalmente
il turismo del Molise,
ha
superato le regioni di tutto il paese.
Vi
prego rinforziamo la vianova,
se
la perdiamo mai più si ritrova.
Per
natura tutti vogliamo sapere le novità,
basta
un piccolo sforzo e un po’ di
volontà.
Col
sviluppo del nostro Matese,
diventa
la regione più ricca del paese.
(Manzo
Giuseppe Classe
1913)
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