Si riparte per la seconda
tappa da Gallo, paese di origine bulgara che si rispecchia nel
bel bacino artificiale in cui si riflettono anche le aspre rocce
del Colle Pietrauta e l'abitato di Letino. posto di fronte.
Il percorsosi sviluppa lungo la sponda sinistra del lago, guardando
Letino, e seguendo la stradina che lo costeggia si arriva dopo
circa tre chilometri alla "punta" del lago ove questi
si trasforma in un pantano dalla folta vegetazione di tife e
di salici .
Il tracciato sin qui pianeggiante
ed aperto allo sguardo, pur se limitato dai monti boscosi
circostanti, ora modifica le sue caratteristiche e diventa
una traccia fra una folta vegetazione in cui piante di "grugnali",
i cornioli, cariche dei loro frutti maturi di colore rosso
cupo spiccano fra il verde degli arbusti così come
i gigli rossi.
Si comincia la salita al fresco, la pendenza è accettabile
per circa 1 km, ma lo strappo finale per arrivare alla "periferia"
di Letino è spossante
Dal belvedere del paese lo spettacolo
del lago è meraviglioso, sullo sfondo dell'abitato
di Gallo, dietro le quinte ,fa da sfondo la catena delle Mainarde.
I due laghi di Gallo e di Letino, separati dal un solo colle
uniscono le loro acque e insieme al lago del Matese costituisco
un trittico di notevole valore paesaggistico e turistico .
Nel belvedere campeggia la statua scolpita da Stolu, scultore
naif locale, che riesce a creare opere sfruttando la morfologia
della pietra, ha ricavato infatti da un grosso masso scene
di carattere la religioso .
A Letino, famoso per i moti rivoluzionari del 1877 e la creazione
della prima repubblica anarchica, ci fermiamo in piazza al
bar Chè Guevara, dove la signora Concetta ha cucinato
in altre occasioni vivande di insuperabile gusto, accompagnati
dalla figura di "potestà-tuttofare" Antonio,
professore in pensione, la cui massima aspirazione era dedicarsi
al pascolo di greggi dopo aver chiuso la carriera scolastica
, ed ora instancabile muratore.
Continuando la visita del paese
si giunge alla piazza del Municipio ove vi è la piccola
croce viaria, delizia per Michele che ha in stampa un libro
sulle croci di tutto il Molise, e dove il prete che aderì
ai moti di fine '800 parlò al popolo.
I più volenterosi, dietro
consiglio, prolungano la camminata inerpicandosi per le stradine
sino alla cima del colle su cui si distende l'abitato. Il
castello custodisce all'interno della antica cinta muraria,
conservata in tutto il perimetro, l'area cimiteriale.
Il suo aspetto è inusuale
con le sepolture site a terra in modo non rigido, non si rispetta
una geometria ma le tombe sono disposte in modo casuale secondo
le possibilità offerte dal terreno tra le rocce emergenti.
L'ospitalità è calorosa
con un primo piatto a base di pasta e fagioli, e soprattutto
si ringrazia la Pro-loco per il clima che è riuscita
a creare.
Varrebbe la pena di visitare il
piccolo lago, anch'esso artificiale che raccoglie le acque
del fiume Lete che scorrono all'uscita in una grotta detta
del Cavuto. In essa vi è anche il ramo fossile, che
con un effetto scenografico veramente spettacolare, da un
grotta alta 50 metri su una parete verticale le acque effettuano
uno scivolo di un centinaio di metri.
Il tracciato della vecchia condotta, completamente scavato
nella roccia, è ancora praticabile e una volta era
anche utilizzato dai somari e muli, dopo circa un chilometro
si apre sulla vallata di Valle Agricola.
Come al solito ci si attarda nella
degustazione e si riparte per un tracciato, già noto
ad alcuni di noi, che raggiunge Roccamandolfi.
Partendo da Letino i più attenti avranno osservato
delle piccole Via Crucis su mattonelle di ceramica posizionate
sui muri delle abitazione, tanto splendide e di buona fattura
quanto mal conservate o ricoperte da una patina di pittura
bianca. Da queste pagine rivolgiamo un appello all'Amministrazione
per il loro recupero.
All'uscita dell'abitato, la strada inizia ad arrampicarsi,
ci aspetta una bella sgroppata dovendo prima salire a quota
1.500 ed il tempo sembra non promettere bene per una brezza
che ci accompagna.
Il primo versante, privo di vegetazione, ha ampi tornanti
e la visione del lago appare sempre più lontano e cede
il passo al bosco di faggi. Le piante ad alto fusto chiudono
il cielo che si intravede appena con una leggera striscia
azzurra.
Il lungo tragitto, in totale oltre 13 chilometri, si svolge
fra questo polmone verde senza soluzione di continuità,
interrotto solo da prati e radure che sino a primavera inoltrata
diventano un tappeto di violette gialle e azzurre, di orchidee
di vario colore che ricoprono integralmente il manto erboso
ed a cui sicuramente Missoni si sarà ispirato per i
suoi prodotti (maglioni e tessuti). In essi pascolano tranquillamente
bovini e cavalli allo stato semibrado. E proprio a metà
del sentiero, in un semplice stazzo formato da tronchi di
legno, troviamo un pastore che con tecniche ataviche, recipiente
fra le gambe e seduto su uno sgabello ricavato da un biforcazione
di un albero, procede alla mungitura
Più in alto è sviluppata anche la pastorizia
ed il comune di Roccamandolfi ha intrapreso una politica non
solo di sviluppo della zootecnia ma soprattutto di miglioramento
delle condizioni di vita dei pastori spesso costretti a vivere
in tracce di rifugi in pietrame a secco alla meglio rabberciati
con coperture in teli di plastica e avviare la realizzazione
di piccoli rifugi in pietrame.
Il percorso è ben segnato
da pali e cartelli indicatori e segnapassi apposti dalla Amministrazione
utilizzando i fondi CEE. Inizia farsi sera e quando si giunge
al pianoro di Campitello di Rocca si decide con i primi di
proseguire sul tracciato carrabile molto più lungo
ma individuabile anziché imboccare un sentiero molto
più breve ma che avrebbe potuto creare qualche problemi
alla retroguardia indietro di circa un ora.
La lunghezza del tragitto ci farà giungere nella piazzetta
a sera. In essa si accede da un antica porta ai lati sono
posizionate su basi in pietrame le "misure" in uso
sino a non troppi decenni or sono.
Nonostante la tarda ora ed il notevole
ritardo è ad attenderci il sindaco D'Andrea che ci
accoglie con la solita gentilezza come in altre occasioni,
tralasciando qualche incomprensione sorta per il ricovero
dei cavalli.
Ormai è sera, stanchi anche dal lungo percorso, e non
ci si attarda per la degustazione dei prodotti locali e soprattutto
dei latticini.
|
Dalla
provincia di Caserta alla provincia di Isernia attraverso
percorsi, che racchiudono una storia densa di eventi luttuosi
ed eroici, ben noti ai Briganti, i quali, spesso perché
angariati dal potere, si mettevano fuori della legge e si
nascondevano nelle montagne del Matese, cercando riparo nella
natura, la più impervia ed inaccessibile e traendo
da essa la forza di resistere agli attacchi, il coraggio di
sopportare gli stenti e le fatiche quotidiane.
Un cielo incerto, ora minaccioso, ora ridente fa temere che
la pioggia si riversi pesante, ma solo poche gocce cadono
ed il clima è favorevole ad una marcia che risulterà
molto faticosa.
Raffinata questa volta la colazione a base di dolcetti e rustici
di moderna fattura offerta dalla famosa pasticceria D'Abate
di Isernia.
Luogo di convegno è Gallo Matese, a cui il lago artificiale
ha portato nel passato lavoro e benessere, condizioni positive
venute meno quando la centrale elettrica non è stata
più usata. Il lago, costruito con lo sbarramento del
fiume Sava nell'invaso naturale dell'ampia dolina, ha costituito
una fonte di ricchezza, come erogatore di energia, ed attende,
oggi, il salto di qualità, per essere attrezzato come
centro di attrattive turistiche; è questo che attendono
i pochi Gallesi rimasti, rappresentati dal Sindaco che racconta
con rapide battute la loro storia e ripone la speranza del
futuro sviluppo nelle risorse naturali: luoghi boscosi con
le distese di quinte montane variamente modellate e con la
freschezza delle acque pure.
La passeggiata è piacevole e conduce agevolmente a
Letino, dove la compagnia fa il suo ingresso gioioso con suoni
e balli coinvolgendo nel dinamico corteo la gente del paese
contenta e incredula che finalmente il 'paese morto' si rianimi
con un'ondata di persone allegre recanti una nota di vivacità
e di speranza.'
Il ballo in piazza attira gli abitanti e soprattutto i più
anziani rispondono lieti agli inviti di ballo e si abbandonano
al vivace ritmo della quadriglia.
La visita al centro storico ha come meta il Castello-Cimitero,
cosa davvero inedita, un ibrido che produce un effetto strano:
le tombe reclamano silenzio e preghiere, i nomi, i volti delle
foto incuriosiscono, ma la consapevolezza di essere in un
Castello sollecita a ricercare i segni delle antiche mura
e delle torri, a salire nella parte più alta, donde
la vista superba del luogo suggestiona e conquista i sensi
e la mente.
Con l'immagine avvincente della forte natura si torna dove,
sotto la minaccia di una pioggia che non esploderà,
è pronta l'accoglienza gastronomica; gustosa la pasta
e fagioli offerta con generosa abbondanza insieme con pane
e salsiccia e con il nettare di Bacco, mentre 'la fila di
assaggiatori' è interminabile.
Breve e bene augurante il commiato del Sindaco, orgoglioso
di aver ospitato un'ampia rappresentanza di visitatori, auspicio
che la valorizzazione turistica del territorio costituisca
una risorsa morale ed economica, capace di arrestare l'esodo
dei giovani.
L'itinerario pomeridiano viene indicato dagli esperti che
incoraggiano ad affrontarlo: è lungo, ma con pendii
dolci da percorrere senza affanno e la montagna di Roccamandolfi
è favolosa.
Non si può rinunciare ad un incanto straordinario e
si affronta il Matese con alacrità, per raggiungere
la meta a notte inoltrata con la stanchezza segnata sul volto,
ma con la gioia di aver partecipato.
La salita si percorre in allegria, il bosco offre un morbido
tappeto di foglie e conquista per la fitta vegetazione e per
le faggete, che il Prof. Lucarelli esalta con ammirazione;
intanto una curva dopo l'altra inizia la discesa infinita;
curva dopo curva, la meta sembra irraggiungibile, mentre il
sole tramonta e le tenebre incupiscono gli animi, rendendo
la fatica ancora più intollerabile.
L'arrivo sparso dei marciatori, la stanchezza, l'impossibilità
per i cavalli di passare attraverso le strade sdrucciolevoli
impediscono il solito ingresso vivacizzato dal suono dell'organetto
e dal ritmo di danza, deludendo gli abitanti preparati all'accoglienza;
tuttavia gli 'scacciapensieri non mancano di esibirsi, mostrando
una resistenza eccezionale.
Con avidità ed apprezzamenti lusinghieri vengono gustati
i prodotti locali: insaccati e gustosi formaggi.
E' allestito in piazza uno spettacolo con Nino Ricci, che,
però, viene disertato, perché tanta è
la stanchezza, inaccettabili ulteriori soste, il che lascia
scontenti i marciatori, quelli instancabili, ed i Roccolani
che speravano di godere una serata rallegrata da una presenza
così consistente e viva.
|
|